AdBlock Detected

Stai usando un'estensione per bloccare la pubblicità.

RockShock.it dal 2002 pubblica contenuti gratuitamente e ha la pubblicità come unica fonte di sostentamento. Disabilità il tuo ad block per continuare.

Jackson Browne: recensione di Downhill From Everywhere

Dopo 6 anni d'assenza è tornato Jackson Browne. La notizia migliore è che Jackson Browne è ancora lì, con cose da dire e da raccontarci attraverso le sue nuove canzoni di Downhill From Everywhere.

Jackson Browne

Downhill From Everywhere

(Inside Recordings)

folk-rock, pop-rock

_______________

Jackson Browne Downhill From Everywhere recensioneJackson Browne è una roba da boomers. Ma magari anche no. Spero.

Dopo 14 dischi e 6 anni di pausa, Jackson Browne torna con Downhill From Everywhere, registrato prima della pandemia (a quasi 50 anni dal debutto del nostro) e tristemente oracolo di quello che sarebbe accaduto da lì a pochi mesi.

Quello di Jackson Browne è un modo di fare musica come ormai non se ne fa più, canzoni pregne di contenuti, di messaggi, ma anche piene di vitalità e con uno sguardo al futuro. E tutto ciò a dispetto dei suoi compagni di cordata generazionale, che hanno gettato la spugna o – peggio ancora – rinnegato se stessi.

Jackson Browne è ancora vendicativo, sempre riflessivamente umano, interessato a concetti ormai fuori moda come verità e giustizia e – a livello strumentale – fedele agli schemi e al suono a cui ci ha abituato con i suoi album precedenti.

Per registrare questo Downhill From Everywhere, Jackson Browne s’è circondato di musicisti di lungo corso con cui ha messo in atto un vero e proprio processo collaborativo.

L’album inizia vigorosamente con il suono della batteria di Still Looking For Something, una completa dichiarazione di intenti. Tra l’energica My Cleveland Heart, i flirt con i ritmi caraibici di Love Is Love, il duetto vocale con Leslie Mendelson in A Human Touch, le chitarre in primo piano della title track e una splendida The Dreamer (che affronta il problema dell’immigrazione), Jackson Browne trascina la sua band da bravo direttore d’orchestra, con in mano una visione ben chiara di cosa sarebbe dovuto essere questo disco, ma lanciando anche le briglie ai preziosi contributi dei suoi sodali.

 

A Song For Barcelona è un vero e proprio atto d’amore per una città che lo ha accolto e lo ha aiutato a recuperare energie e voglia di fare in un periodo buio della sua vita, come candidamente confessa nel brano stesso, fra strizzate d’occhio alla rumba catalana e versi nella lingua parlata nella città anche tantissimi italiani amano alla follia.

In definitiva, la notizia migliore è che Jackson Browne è ancora lì, con cose da dire e motivazioni da raccontarci attraverso le sue canzoni. Senza andare troppo lontano dal copione e senza sorprendere, ma anche senza deludere.

Gli ultimi articoli di Massimo Garofalo

Condivi sui social network:
Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

Articoli: 788