Iron Maiden
Rock in Idro, Bologna, Arena Joe Strummer, 01/06/2014
live report
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La serie di grandi live che ci attendono in questa ricca stagione estiva di concerti è partita da Bologna, con la sesta edizione del Rock in Idro. Protagonisti indiscussi di questo festival dalla storia travagliata e sfortunata sono stati gli Iron Maiden, headliner della line-up del terzo giorno, domenica 1 giugno.
L’Arena Joe Strummer ha infatti ospitato la seconda data italiana del Maiden England World Tour, dopo la tappa dell’anno scorso a Milano, tour commemorativo dell’album Seventh Son of a Seventh Son con cui i Maiden hanno incantato di nuovo i fedelissimi fan italiani. Quello di Bologna è stato uno spettacolo che può vantare il titolo di uno dei migliori concerti della band heavy metal britannica in Italia, con una scenografia di fuochi d’artificio, fiamme e l’immancabile mascotte Edward The Head. La scaletta ha riproposto i brani del tour dell’ 88, in occasione del quale è stato pubblicato anche un VHS dal titolo Maiden England, con qualche variazione e aggiunta. In forma smagliante, il gruppo ha tenuto in pugno 20.000 di persone che hanno cantato, saltato e pogato al ritmo delle immortali canzoni che hanno fatto la storia del metal.
L’emozione era tangibile già dall’intro Doctor Doctor, seguito dal discorso che introduce Moonchild: “And your trip begins..”. È stato davvero un viaggio attraverso il misticismo, le visioni profetiche, l’aldilà, che ha raccontato la nascita, la vita e la morte di un profeta, il settimo figlio del settimo figlio.
Da Seventh Son of a Seventh Son infatti sono stati estratti la maggior parte dei brani in scaletta, da Moonchild a Can I Play with Madness, a The Evil That Men Do per arrivare alla title-track che è stata decisamente la migliore esecuzione della serata con dieci minuti di fiato sospeso davanti all’incredibile teatralità con cui Bruce Dickinson riesce a completare la sua voce unica per un risultato al limite dell’estasi. Accanto a queste le immancabili e grandissime The Trooper, The Number of the Beast, Run to the Hills, Phantom of the Opera, Fear of the Dark, Aces High, Iron Maiden e tante altre con un Eddie gigante propugnato in tutte le salse: dal sergente con tanto di divisa militare in Run to the Hills che cammina per tutto il palco, ad un mezzo busto con in mano un cuore animato e pulsante in Seventh Son of a Seventh Son, a Satana in The Number of the Beast.
Ma accanto alla scenografia mozzafiato, ai giochi di luce e alla immancabile mascotte, il merito più grande di una serata così spettacolare va a loro sei, da cui non era possibile togliere gli occhi di dosso, Dickinson in testa, instancabile e sorprendente per i cambi d’abito da canzone in canzone, per i salti e le acrobazie sul palco, i cui “Scream for me Bologna” erano accolti con un boato di entusiasmo puro: la tripletta delle chitarre di Dave Murray, Adrian Smith e Janick Gers che ha regalato assoli da brividi, il padre Steve Harris che si divertiva come un bambino puntando il suo basso verso il pubblico e il fenomenale Nicko McBrian, come sempre nascosto, ma acclamato a buona ragione alla fine del concerto.
Prima di loro una sfilata di gruppi spalla nel cartellone del festival, tutti entusiasti di condividere il palco con i Maiden e consapevoli della portata dello spettacolo che li avrebbe seguiti, dagli Skillet, band tutta da scoprire perché quasi sconosciuta in Italia ma da una grinta e una bravura non indifferente, agli Alter Bridge. In mezzo gli Hawk Eyes, che però hanno lasciato molto a desiderare e la cui presenza nella line-up non era, per così dire, necessaria; gli Extrema, unica band nazionale che invece ha sorpreso con un’approvazione quasi generale accontentando con il loro trash metal gli animi più aggressivi; i Black Stone Cherry, anche loro apprezzatissimi, che hanno sfoderato i pezzi storici migliori tra cui In my blood e quelli dell’ultimo album come Me and Mary Jane; gli Opeth, altra nota stonata tra i gruppi di apertura, i quali evidentemente non in ottima forma non hanno saputo tener testa agli altri gruppi e l’attenzione generale è decisamente calata durante la loro performance. Esibizione grandiosa per gli Alter Bridge, con un Myles Kennedy in ottima forma vocale e il pubblico impazzito per l’esecuzione di Fortress da parte della band che avendo raccolto le ceneri dei Creed è destinata a diventare un grande nome nella storia del rock.
Il terzo giorno del Rock in Idro è stato probabilmente il migliore, semplicemente per il fatto di aver ospitato una delle band che al giorno d’oggi può ancora permettersi (e vi riesce alla perfezione con un’invidiabile grinta da ventenni) di regalare un’esperienza indimenticabile ai suoi fan e di pubblicare a breve un nuovo lavoro. Queste infatti le voci di corridoio e, tanto più che Bruce Dickinson ha salutato l’Italia almeno per quanto riguarda il Maiden England Tour, che si concluderà il 5 luglio a Knebworth per il Sonisphere, attendiamo con ansia un nuovo album degli immortali Iron Maiden. Up the Irons!
Setlist:
Moonchild
Can I Play with Madness
The Prisoner
2 Minutes to Midnight
Revelations
The Trooper
The Number of the Beast
Phantom of the Opera
Run to the Hills
Wasted Years
Seventh Son of a Seventh Son
Wrathchild
Fear of the Dark
Iron Maiden
Encore:
Aces High
The Evil That Men Do
Sanctuary
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