Gianluca Gozzi ha inventato e gestito per 15 anni Spazio 211 a Torino, un luogo dove sono passate migliaia di band provenienti da tutto il mondo, lasciandolo nel 2010 per andare a gestire il Blah Blah per tre anni e mezzo, locale tra musica, cibo e cultura. Lasciata anche quell’esperienza, nel 2015 organizza per conto del Comune di Torino il Todays Festival. Un percorso dal Club al Festival che ha portato così Gianluca a preparare per quest’estate alcuni appuntamenti musicali.
RockShock – È la seconda edizione del Todays di Torino, il festival che stai organizzando per l’estate. Un grande appuntamento dopo le tue esperienze passate come organizzatore di eventi.
Gianluca Gozzi – Il 2014 è stato un anno di cambiamento per le politiche culturali della città di Torino, terminata l’esperienza di un festival importante come il Traffic. Io avevo sempre organizzato un altro festival a Spazio 211 che si chiamava Spaziale e la Città ha intercettato la mia persona chiedendomi di pensare ad un progetto in cui il cartellone potesse avere un senso. Per conto della città di Torino ho ideato, progettato e gestito questo Festival che giunge oggi alla seconda edizione.
RS – Sembra un gioco di parole TO-DAYS.
GG – Il nome Todays non è scelto a caso, perché vuol concentrarsi sul presente, l’attualità, la contemporaneità, anziché inseguire modelli sbiaditi di un passato che si ripetono identici a se stessi, con scelte artistiche e nomi eccelsi di un tempo che hanno già detto quello che avevano da dire, piuttosto che anticipare il futuro che verrà. A me interessava concentrarmi sul presente, che non è una foto statica, ma dinamica, così come il fermento nei luoghi che sono stati scelti come sedi del Festival, che presentano oggi la Torino in movimento, in trasformazione, in riqualificazione urbana, con aree industriali che oggi diventano contenitori di opere differenti, luoghi che rivivono e animano quel territorio, associazioni e realtà che quotidianamente creano un fermento artistico organizzando degli eventi con contenuti artistici, per poi attirare band che in questo percorso ideale Torino-Italia-Mondo agiscono con progetti che incidono sulla musica nel presente.
RS – Quest’anno è stato organizzato il Festival nello Spazio 211 di via Cigna, quindi si è tornati sul luogo del delitto, dove hai iniziato la tua carriera di organizzatore di eventi. Una scelta dovuta all’allargarsi del successo della prima edizione dove c’erano Verdena, Interpol, Titor, Monaci del Surf.
GG – L’anno scorso il Festival è nato su un percorso in più location. Spazio 211 era il Main Stage, dove hanno suonato band che hai menzionato più Tv On The Radio, Dardust e Anthony Laszlo. Abbiamo utilizzato anche i Docks Dora, un’area industriale che alla fine degli anni 90 fu la culla del clubbing e di altre realtà che oggi possono essere più affermate, penso ad Xplosiva che combina musica contemporanea e arte d’avanguardia. Proprio lì abbiamo fatto suonare i Foxhound, gruppo torinese presente anche al Primavera Festival che ha in quell’area la sala prova, Levante e altri gruppi italiani. Abbiamo usato l’Ettore Fico che è un museo di nuova costruzione ricavata da un’ex area industriale, l’ex cimitero San Pietro in Vincoli, il primo cimitero monumentale torinese dismesso nel secolo scorso, dove hanno suonato gruppi come i Portico e Lory D. Abbiamo utilizzato anche la Scuola Holden di Baricco. Insomma, varie location distanti pochi minuti l’una dall’altra.
RS – Invece di replicare la formula dell’anno scorso, quest’anno avete utilizzato location diverse.
GG – Al Main Stage dello Spazio 211 si affianca un secondo stage alla ex Incet, che seguirà in orario notturno. E’ una ex fabbrica dismessa dagli anni 60 che è stata oggetto di un’opera ingente di riqualificazione da parte della città e che ancora non è stata inaugurata. I Soulwax e John Carpenter, che oltre ad essere un acclamato regista horror è un compositore musicale, ci suoneranno dopo la mezzanotte, poi utilizzeremo al Parco Peccei il primo palco ecosostenibile in Italia dove si esibiranno Teho Teardo con Elio Germano, uno degli attori più premiati della nuova generazione, che portano un progetto in cui coinvolgeranno oltre 30 percussionisti in pieno giorno, con il brillare dei piatti dei batteristi che sotto il sole creeranno un rumore ed un effetto affascinante collettivo. Elio Germano tra l’altro ha partecipato al film Suburra dove gli M83, altra band che si esibirà al Festival in data unica il 26 agosto a Spazio 211, ha firmato la colonna sonora del film di Stefano Sollima. I Soulwax stessi hanno realizzato le musiche di Belgica, il film di Felix Van Groeningen.
RS – Nella scelta degli artisti che suonano in questo Festival come hai scelto certi artisti piuttosto che altri?
GG – Quest’anno mi interessava rappresentare quelli che sono i sentimenti e le emozioni dell’uomo contemporaneo dell’ultimo ventennio, che sia la paura, l’ansia, la gioia, l’incontro… questo tipo di emozioni. Ho pensato a degli artisti che potessero creare dei progetti per il Festival, o che avessero un tipo di approccio e di atteggiamento musicale che inducesse non solo ad uno spettacolo fine a se stesso, ma in qualche maniera fosse amplificatore di stati emotivi. Così come il luogo fisico, che non è solo un “corpo” che contiene un concerto, ma un qualcosa che dà corpo a delle sensazioni. Viene naturale pensare ad un John Carpenter, che sicuramente evoca un certo tipo di atmosfere, esibirsi in un contenitore come l’ex acciaieria. Nello stesso luogo invece una band come gli M83, che è molto più pop e solare, induce un altro tipo di emozione. Per costruire il cartellone siamo partiti da questo tipo di approccio, cercando di abbattere ogni confine tra i generi musicali. Nel 2016 si può ancora distinguere il pubblico delle chitarre, il pubblico della computer music, quello dell’elettronica, certo, ma è ormai un discorso obsoleto, per me il Festival deve essere inclusivo, unire il pubblico, mettendo dentro tante sensazioni. E senza fare gli snob creando un festival solo di stranieri, ma presentando anche gruppi torinesi di qualità, penso a Stearica e Paolo Spaccamonti, Iosonouncane e Motta.
RS – Un Festival che non sarà fatto solo di musica, quindi.
GG – Ci interessa anche la parte più legata all’innovazione, ai laboratori e i workshop: sfruttiamo la Galleria d’Arte Gagliardi e Domke per far incontrare imprenditori, giornalisti, addetti ai lavori per discutere dei temi legati alle arti. L’anno scorso abbiamo inventato Music Canvas dove qualunque persona poteva presentarsi una domenica di agosto durante il Festival con una propria idea legata alla musica e trovare uno staff di professionisti che avrebbero potuto consigliarlo e aiutarlo in un business plan. Una ragazza di 21 anni ha avuto un’idea legata alle riprese audiovideo autocostruendosi le proprie telecamere. A distanza di un anno l’idea è diventata realtà con una società di cinque dipendenti che si occuperà delle riprese del Festival.
Sito web: www.todaysfestival.com
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