Fabrizio Gargarone è tra le principali arterie che portano la linfa musicale internazionale a Torino. È un cuore che pulsa fin dal suo ingresso nello storico Hiroshima Mon Amour e che da tanti anni organizza i più importanti festival dell’area torinese. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui per avere un’anteprima del prossimo Flowers Festival, di cui è Direttore Artistico, in cartellone a Collegno dal 9 al 23 luglio al Parco della Certosa, presso la Lavanderia a Vapore. Flowers è stato un successo nella sua prima edizione, coinvolgendo una quarantina di artisti e raccogliendo 40.000 spettatori.
Rockshock. Un curriculum impressionante il tuo, ero un ragazzino che andava al Parco della Pellerina ad ascoltare i musicisti che stavano emergendo nei primi anni 90 e scopro adesso che dietro a tutti i Festival che ho seguito c’è il tuo zampino.
Fabrizio Gargarone. Come direzione artistica ho inventato il Pellerossa, poi il Traffic, Extra Festival e adesso il Flowers. E cose diverse, festival più piccoli e sconosciuti, che faccio per mia passione, per ricerca, perché se non “cerchi” non vai da nessuna parte.
RS. Quest’anno al Flowers avremo un bel cast, dalla Nannini a Max Gazzè, dai Pixies a Vinicio Capossela, a Daniele Silvestri che torna nella città che lo ha lanciato, fino a Ministri, Afterhours, Anhoni e Salmo. L’elenco è lungo.
FG. Una mattina ho aperto gli occhi e ho detto “io voglio portare Gianna”. Mi interessava perché in lei c’è quell’atteggiamento rock che nelle scelte individuali segnano il tempo. Lei è diventata madre a 54 anni e della sua maternità ne ha fatto un manifesto, c’è questa foto su Vanity Fair col pancione e la maglietta con su scritto “God is a Woman”, anticipando tutto il dibattito che oggi è in piedi nel mondo: quello della nuova genitorialità, i diritti, i tempi che stanno cambiando. Un’apertura sulla sessualità, sulla maternità, sulla vita e l’ha fatto una superstar gestendola, non buttata lì, in maniera certo molto rock. Proprio per quello mi piaceva portarla al Flowers, al di là del fatto che quando sento America io diventa pazzo.
RS. Davide Toffolo ha creato un’etichetta, La Tempesta, che riunisce una bella fetta dell’indie rock italiano, si è dato da fare anche quando non era molto conosciuto con i Tre Allegri Ragazzi Morti, che quest’estate saranno anche loro protagonisti del Festival.
FG. La cosa bella di questo Flowers è che raccoglie le due persone che più di altri hanno portato avanti la musica indipendente italiana in tempi recenti. Manuel Agnelli da una parte, oltre al suo lavoro discografico si è creato i suoi Festival arrivando a proporre il Tora Tora alla Mescal, portandolo in giro per anni. Poi ha fatto Il Paese è Reale, presentando la nuova scena italiana attraverso uno show, e infine la rassegna culturale di Hai Paura del Buio. Manuel ha sempre promosso gli artisti facendoli esibire. Davide Toffolo dall’altra parte li ha promossi creando un’etichetta discografica che raccogliesse quel tipo di artisti con quel tipo di attitudine verso i nostri tempi e la nostra società. Due facce della stessa medaglia per promuovere una scena musicale che siano prima di tutto artisti e non mode passeggere con un singolo che funziona per 25 secondi, facendolo in condizioni che abbiano un senso e una visibilità vera.
RS. Il Flowers raccoglie l’eredità del Colonia Sonora Festival.
FG. Il Colonia Sonora non c’è più dal 2013, io due anni fa avevo opzionato per l’estate Patti Smith che volevo portare a Torino, dopo che lei aveva fatto tutta una serie di concerti acustici e dei reading nelle chiese e andava di nuovo in tour per celebrare Horses, il suo album di debutto. Ho chiuso il contratto con Patti Smith ancor prima di avere un posto dove poterla far cantare, e normalmente in estate io programmavo concerti all’area commerciale di Le Gru a Grugliasco. Ma lei non avrebbe mai accettato di suonare in quel posto, dato che il suo agente me l’aveva posta come condizione. In America gli artisti suonano in queste aree commerciali, ma lui mi ha detto “capito, ma lì lei non suona comunque”. Così ho chiamato il sindaco del comune di Collegno dicendo “se io avessi due o tre concerti buoni, quell’area lì come è messa per potersi esibire?”, e lui mi ha risposto “fammi una proposta e ragioniamoci”. Il Flowers è nato così, da una telefonata al sindaco Casciano, dove abbiamo rimesso in piedi quel posto che nel frattempo è diventato sempre più bello. Era un’area che l’anno scorso aveva ancora delle cantierizzazioni importanti, dato che si erano ottenuti dei finanziamenti considerevoli dallo Stato e dal Ministero allo scopo di metterla a posto e migliorarla. Proprio l’altro giorno ho fatto il sopralluogo ed è davvero diventata un’area bellissima, ancora più curata, più grande, la risposta del pubblico lì è sempre più alta, è la location ideale e perfetta per farci un Festival. Quindi il Flowers possiamo dire che è colpa della Patti.
RS. Al Flowers troveremo anche eventi extra-musicali.
FG. Sto diventando pazzo a gestire la mostra che il 7 luglio si inaugura all’Urban Center, in Piazza Palazzo di Città a Torino, che racconta la storia del manicomio di Collegno, allora separato da un muro, quando arrivarono le ruspe per tirarlo giù. Dentro il manicomio c’erano 5000 degenti con medici e assistenti e fuori c’era tutta la città. Collegno decise di usare la cultura come chiave per ricollegare quell’area al territorio e i concerti che io sto organizzando sono dei pronipoti dei primi eventi istituiti all’epoca, come il primo avvenimento di massa con il celebre flautista Severino Gazzelloni, un concerto di musica classica da cui ho recuperato le foto di quell’evento dove il pubblico, una fila interminabile di torinesi che va a vedere quel concerto, mette piede la prima volta nell’ex manicomio. Un’epocale vicenda della musica e dell’arte che restituiscono uno spazio ai cittadini, creando un senso di comunità e appartenenza.
RS. Vedremo anche delle proiezioni video.
FG. Al Museo del Cinema avevo mandato qualche mese fa una proposta di film che avrei voluto collegare ai concerti e loro ne hanno selezionati tre che verranno proiettati al Cinema Massimo a Torino. Il primo è su Alborosie, l’ex leader e fondatore dei Reggae National Tickets, una storia fantastica di cervelli in fuga dall’Italia. Poi ci sono un filmato legato a Vinicio Capossela e un documentario sui Pixies, quindi tre film legati a tre artisti che quest’anno sono presenti al Festival, con l’idea di collegare il Festival a diversi eventi trasformandolo in un contenitore culturale. Ho quasi completato gli incontri che precederanno i concerti dalle 19.30 alle 21.00, come dei racconti che ne suggeriscono una chiave di lettura.
RS. Un progetto che avevi già realizzato ai tempi del Traffic, dove in diversi punti della città troviamo differenti eventi, dalla musica, al Dj set, alla cultura. D’estate è naturale, la gente ha voglia di uscire, bere qualcosa assieme e ascoltare o vedere altre cose diverse dal concerto.
FG. Adesso abbiamo iniziato a fare una serie di eventi a sorpresa in giro per la città, alla stazione della metropolitana di Porta Nuova abbiamo fato un concerto con The Sweet Life Society, in via Garibaldi un live show con Alp King e Dom Urban Drummer, al Parco del Valentino sole e musica con Natty Dub, Emshi & Qael e Vinyl. Qua e là compariamo all’improvviso e cominciamo ad accendere un po’ di fari sul Festival. Qualche mese fa avevo scritto a Sky Art per chiedere una media partnership che mi interessava, mi hanno risposto qualche giorno fa di un interesse su Anhoni, Pixies e Gianna Nannini. Un anno fa sarebbe stato impensabile. Quando alzi il tiro, alzi il rischio ma anche le possibilità di fare bene. Il cartellone di quest’anno mi piace molto, mi sembra equilibrato, le risposte del pubblico sono più alte dell’altro anno rispetto alle prevendite, i numeri indicatori sono molto buoni. Torino è sempre stata un gioiello dal punto di vista culturale e questi Festival fanno rivivere la città e le zone limitrofe.
Sito web: www.flowersfestival.it
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