Gli Ondamedia sono una rock band che non ha ancora raggiunto la visibilità e i riconoscimenti che, probabilmente, meriterebbe. Danno vita a una live performance di notevole impatto visivo ed emozionale, hanno da poco dato alle stampe un nuovo album concept Lungo Strade Senza Volto, non cercano facili compromessi ma un palco per esprimere una voglia di comunicazione di rara intensità.
Rapido scambio di mail con Fabrizio Collacchi, il frontman del gruppo.
RockShock. In un momento storico segnato da “musica liquida”, playlist e talent show, gli Ondamedia scelgono una forma espressiva d’altri tempi per sviluppare la propria idea: il concept album. Qual è la necessità e in che modo prende vita un lavoro del genere?
Fabrizio Collacchi, Ondamedia. Lungo Strade Senza Volto è nato in un periodo in cui eravamo arrivati a un bivio: mollare o continuare? Alcuni cambi di line up avevano sconvolto le nostre piccole ma forti certezze. Fortunatamente ci siamo accorti che la voglia di andare avanti era forte. Abbiamo pensato di raccontare questo passaggio, attraverso un concept album che riuscisse a definire i passi che si compiono quando ci si perde, come singoli e come gruppo. Abbiamo descritto le emozioni vissute, nel tentativo di ritrovare se stessi, cercando di dare a questo viaggio un percorso circolare e universale in cui l’ascoltatore si potesse riconoscere. Impresa ardua che abbiamo affrontato parlando molto tra noi e jammando in sala prove con grande dedizione.
RockShock. Quanto c’è di autobiografico nei testi che scrivi?
Ondamedia. In questo disco la componente autobiografica dei testi è essenziale, quanto meno come spunto. In generale direi che in questi dodici anni di Ondamedia, nei nostri brani, anche dove non ci sono riferimenti diretti a noi stessi, comunque c’è la necessità di raccontare con i nostri occhi, quindi gioco-forza ci si immerge in contesti anche lontani dalle nostre esperienze quotidiane, però con una presenza umorale che ci rende pensanti e partecipi.
RockShock. Quale messaggio vuole mandare e a chi è rivolto Lungo strade senza volto?
Ondamedia. Più che un messaggio vero e proprio c’è la speranza di una presa di coscienza. Andare sempre avanti nonostante le difficoltà, cercando di assorbire la consapevolezza che ad ogni ostacolo superato, il giorno dopo se ne potrebbe presentare un altro. Facile da capire con parole e musica, più difficile da applicare nella vita di tutti i giorni. Il disco si rivolge a tutti coloro che sanno cosa vuol dire toccare il fondo, sopravvivere, rialzarsi, camminare, correre, spiccare il volo…cadere e ricominciare da capo. È un disco per chi si ostina a vivere.
RockShock. Quindi i significati racchiusi nei testi, sono condivisi in maniera unanime dal resto del gruppo?
Ondamedia. Assolutamente sì, anche perché come ti dicevo prima, mai come stavolta ci siamo confrontati con tutte le nostre paure e i nostri desideri, per cui lo spirito dei testi si è manifestato quasi naturalmente dopo giorni e notti di dialoghi intimisti… tra grappe e tabacco.
RockShock. Prima facevi riferimento ai cambiamenti di line up. Sotto quale aspetto siete migliorati?
Ondamedia. Migliorati è una parola grossa. Sicuramente l’innesto di Roberto Tempesta al basso, ci ha conferito un equilibrio diverso che gioca e si sviluppa su un groove accattivante, che ha dato alle nostre tipiche atmosfere un valore aggiunto.
RockShock. Visti dal vivo date l’idea di un gruppo che non ha ancora raggiunto la meritata visibilità. Al di là del fatto che emergere è per tutti difficile, dove vanno ricercate, se ce ne sono, le vostre colpe?
Ondamedia. Diciamo che per i mezzi a disposizione di una band che si autoproduce, siamo sempre stati soddisfatti dei nostri traguardi raggiunti. Crediamo molto nelle nostre qualità. Siamo una live band e quindi il palco è la nostra casa. Dobbiamo migliorare ancora molto come tecnica individuale, soprattutto io, e dobbiamo migliorare nella registrazione in studio, anche se in “Lungo Strade Senza Volto” rispetto al precedente “Niente è come sembra”, abbiamo compiuto notevoli passi avanti. Il disco suona decisamente molto bene, potente; questo grazie a chi ci ha registrato (Simone Empler e Francesco Gagliardini) e a chi ci ha missato l’album (Mirko Cascio). Poi mettiamoci che forse in un paio di occasioni abbiamo preferito restare noi stessi piuttosto che snaturarci e abbassare le braghe.
RockShock. Sul palco dai vita a una performance ricca di significati e molto comunicativa, utilizzando oggetti, leggendo poesie e interpretando i brani dell’album. Come nasce questa attitudine?
Ondamedia. Ho sempre amato i frontman che sul palco si esprimono attraverso gesti o mimiche particolari. Creare brani di atmosfera ti dà l’opportunità di recitare, e di farlo anche con il corpo. Questo è un elemento ormai caratteristico dei nostri live. È iniziato come un gioco e adesso è un gioco al quale non possiamo rinunciare. Quando componiamo una canzone, arriva sempre il momento in cui, o io o gli altri, diciamo «Sul palco si potrebbe fare…» e si crea.
RockShock. Soprattutto in ambito indie, con la sola musica non si riesce a fare la spesa al supermercato. Quanta forza di volontà ci vuole per inseguire questa passione?
Ondamedia. Se parti dal presupposto che senza forza di volontà non si va da nessuna parte, direi che nel caso specifico ne servirebbe sempre di più. A parte gli scherzi, credo che quando ti rendi conto che la passione per la musica è un elemento irrinunciabile della tua vita, i sacrifici diventano inevitabili, ma un applauso convinto al termine di “Oltre la siepe” cancella tutte le difficoltà che ti hanno portato a suonarla quella sera. E ritorna un po’ velato il concetto del disco.
RockShock. Gli Ondamedia hanno un obiettivo da raggiungere?
Ondamedia. Abbiamo una fottutissima e pazza voglia di suonare dal vivo, vorremmo portare la nostra musica in tutta Italia e ci stiamo muovendo molto bene per poterlo fare nel migliore dei modi. Poi durante questo periodo di concerti e promozioni del disco, stiamo già pensando e parlando di nuove idee da sviluppare, per cui credo che l’obiettivo migliore da puntare sia proprio questo, andare avanti, crescere e poter dire a chi si imbatte in noi “Ondamedia Vive”.
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