Dopo l’uscita dell’ultimo album Black City, avvenuta lo scorso agosto, Matthew Dear ci svela i retroscena del suo lavoro, a partire dall’ispirazione che trae dal suo nuovo stile di vita newyorkese fino ai suoi criteri di giudizio della buona musica.
Rockshock. Black City sembra notevolmente più oscuro, profondo e misterioso rispetto ai tuoi album precedenti. A cosa è dovuta questa visione buia che permea l’intero album?
Matthew Dear. E’ una combinazione di fattori diversi. Il procedere della mia vita, a New York: è la pressione che il luogo esercita su di te. Non si tratta di luoghi o cose specifici; quella che ho avuto è stata per lo più una sensazione generale. Si è trattato anche del frutto di più sintetizzatori in studio, risultato ottenuto lasciando prevalere i dispositivi per un po’ e guidando le sonorità verso toni più cupi.
Rockshock. Parlando in termini tecnici, è cambiato qualcosa in fase di produzione, come ad esempio nella registrazione, nell’uso delle apparecchiature e così via?
Matthew Dear.Senza dubbio. La produzione è costantemente un’esperienza d’apprendimento per me. Sono sempre in procinto di provare un nuovo sintetizzatore o un nuovo sistema d’effetti: tutto ciò si riflette molto di più in questo album. Mentre lo incidevo ho acquistato un Korg PolySix, che è molto presente nell’album. E’ così magnificamente caloroso, ma può essere allo stesso modo inquietante. Mi piace modulare il tono dei miei suoni, facendone oscillare l’altezza di continuo. Il Polysix mi consente di farlo perfettamente.
Rockshock. Ti esibirai dal vivo con il tuo nuovo album? Come?
Matthew Dear.Assolutamente sì. Sto attualmente provando con la mia band a New York. Durante il tour di Asa Breed sono stato affiancato da un batterista e un bassista, stavolta si è aggiunto un trombettista. Lo show riprende pezzi dagli album e li riarrangia dal vivo con la strumentazione piuttosto che con l’esclusivo utilizzo dei computer.
Rockshock. Audion, False, Jabberjaw… Qual è il motivo della scelta di così tanti pseudonimi diversi? Ti senti una persona differente a seconda della musica alla quale ti stai dedicando?
Matthew Dear.Esattamente. Quando ero più giovane producevo moltissima musica dance. Tutti quei nomi servivano a categorizzarla. Sarebbe stato troppo confusionario raggrupparli tutti sotto uno stesso nome, poiché ogni sonorità era drasticamente differente dall’altra.
Rockshock. Come musicista, trovi difficile creare ogni volta qualcosa che sia contemporaneamente innovativo e qualitativamente valido in un panorama musicale così vasto quale l’elettronica odierna?
Matthew Dear.Mi piace espormi in studio. Non tento di scappare dai momenti critici o dalle strane realtà della mia vita che possono infiltrarsi nella mia musica. Questo è l’importante: scoprire il proprio lato oscuro e nutrirlo fino a renderlo tangibile.
Rockshock. E nelle vesti di produttore, cosa attira la tua attenzione riguardo il lavoro degli altri artisti sotto la tua etichetta?
Matthew Dear.Puoi semplicemente sentire ingenuità e sincerità nella musica. La musica onesta è la mia preferita e questo potrebbe non significare ciò che tu pensi: non credo che debba essere fatta necessariamente da un essere umano onesto. Un’anima travagliata che scrive canzoni sul fatto di star bene è onesta. Forse può mentire a se stessa, ma l’immagine nel suo insieme è vera, nella musica si avverte tutta la confusione. Esprimere le difficoltà della vita è importante. L’amore è difficile. La musica terribile è basata sulle bugie, come quando qualcuno cerca di scrivere una canzone sdolcinata con un approccio così stereotipato. Si percepisce a miglia di distanza, perché ti lascia con il desiderio di qualcosa in più. I musicisti hanno 3-5 minuti per dipingere un bel quadro. E’ inutile sprecare il tempo della gente dietro a della robaccia.
Rockshock. Ci sono differenze sostanziali tra il pubblico americano e quello europeo nel modo di approcciarsi alla tu musica?
Matthew Dear.E’ difficile dirlo dal mio punto di vista, dato che io sono quello sul palco. Credo che il pubblico europeo percepisca di più la mia inclusione di musica dance rispetto a quello americano. Mi sento più a mio agio nel suonare la chitarra elettrica su un palco americano piuttosto che in Europa.
Rockshock. Vorresti dire qualcosa a coloro che confondono la musica elettronica con la dance, in particolar modo i giovani?
Matthew Dear.Credo che la buona musica sia comunque buona musica, al di là degli ingredienti. Beau Mot Plage di Isolée può essere bella quanto Per Elisa di Beethoven, se l’umore è quello giusto. Non si dovrebbe lasciar dettare le regole al genere musicale.
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