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Ilaria Pastore: Nel Mio Disordine

Palloncini colorati, festoni, abiti da riordinare, calzini spaiati, riflessioni pacate ed il racconto di una vita. C’è tutto questo Nel Mio Disordine, l’album d’esordio della cantastorie milanese. Un caos calmo che conquista e pacifica l’anima

Ilaria Pastore

Nel Mio Disordine

(Cd, Totally Unnecessary)

canzone d’autore

[starreview tpl=16]

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Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”. Così parlava Zarathustra, sul finire dell’800, per mano del celebre filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. E così si potrebbe raccontare per riassumere il bel debutto solista della giovane cantastorie Ilaria Pastore, capace di mettersi a nudo senza riserve per regalarci un disco incantevole ed emotivamente appagante.

Nel Mio Disordine, questo il titolo dell’opera d’esordio, pesca infatti a piene mani all’interno di un universo intimo e personale dal quale far emergere tutte le difficoltà (e le gioie) della vita quotidiana, le ansie (ed i palpiti) dell’amore, i dolori (ed i piaceri) della femminilità, i malesseri (e le speranze) nei confronti di un futuro che ci appare sempre più precario e lontano nel tempo. La confusione emotiva che sembra affiorare in superficie, però, è un disordine che non fa rumore, apparendo piuttosto come una sorta di caos calmo con cui l’autrice milanese sembra convivere splendidamente, quasi pacificata dall’ineluttabilità di tale condizione.

A livello musicale, tutto ciò si esplica in dieci brani di spessore (quasi tutti ben al di sopra dei quattro minuti di durata), dotati di una resa sonora unplugged e di un animo pacatamente gentile, confezionati con grazia e levità dalla stessa Ilaria Pastore (alla chitarra) e con la fattiva collaborazione dei musicisti Lucio Fasino e Antonio Fusco (con lei nel Trio che l’ha portata ad esibirsi e ad ottenere consensi sui palchi di numerosi festival nazionali) e del chitarrista e produttore Gipo Gurrado (con cui Ilaria firma anche la produzione artistica del disco).

Una narrazione che trova corrispondenza in un certo cantautorato intimista ed introspettivo più folk che rock, già dotata di una forte ed autonoma personalità e con una piacevolezza melodica capace di imbrigliare immediatamente l’ascolto nei tortuosi reticoli dell’anima che conducono fino in fondo al cuore.

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Ivan Masciovecchio
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