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Il Re Tarantola: recensione di Sono un Vecchio

Se avete più di 35 anni, il nuovo album de Il Re Tarantola vi sembrerà il perfetto vessillo di una generazione che si avvia ormai verso una “nuova” fase della vita.

Il Re Tarantola

Sono un vecchio

(Il Piccio Records)

canzone d’autore, pop, punk, rock

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Il Re Tarantola è lo pseudonimo con il quale Manuel Bensi pubblica album e gira l’Italia in tour dal 2011. Sono un Vecchio prende la forma di un disco a tutti gli effetti solo adesso, dopo che i  brani sono stati pubblicati come singolo a cadenza stagionale, come una specie di serie Tv in musica che a ogni nuovo episodio presentava una diversa sfaccettatura dei giovani del nostro paese e del nostro tempo.

Sono un vecchio è un concept album sulla vecchiaia, intesa come l’ingresso nella seconda età, quella dopo i 35 quando ti senti più vicino ai 50 che ai 20. E non solo fisicamente, ma soprattutto per quello che avviene in te e intorno a te e per quel ‘bisogno’ di crescere insito più nel sentire comune a volte che non nel singolo.

Così, nei suoi testi, Il Re Tarantola parte da cliché e luoghi comuni dell’età adulta per metterci davanti all’inevitabile cambiamento e anche – ma soprattutto – per esorcizzarlo, con una buona dose di cinismo e un occhio disincantato sulla società.

Interamente realizzato e registrato da Manuel nel suo monolocale durante il lockdown, le sue storie dissacranti sono accompagnate da un sound molto semplice e diretto, un mix di rock/punk/pop immediato e che ti rimane facilmente in testa, nel quale di tanto in tanto fanno capolino echi folk e sonorità elettroniche vintage.

Le collaborazioni alle quali si è aperto per la prima volta il cantautore della Valcamonica rispecchiano lo stile contemporaneo dell’album – nonostante il suo fil rouge – e si inseriscono perfettamente nel contesto da lui plasmato, capace di creare attraverso le storie narrate e i personaggi citati (vedi alla voce “Potrei morire come Bridget Jones divorato dagli alsaziani” in Ru-spa), un’immediata empatia con l’ascoltatore. Che forse alla fine si sentirà un po’ più vecchio, ma anche un po’ più consapevole (e meno solo).

 

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Simona Fusetta
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