dEUS
28 aprile 2019
Milano, Circolo Magnolia
live report
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I dEUS sono tornati. Non so a quanti questo nome dirà qualcosa, ma vedere quello che è successo al circolo Magnolia qualche sera fa ti fa capire che questo nome a moltissime persone dice qualcosa e ancora oggi, a distanza di venticinque anni (l’anno della pubblicazione del loro primo album), questo gruppo rappresenta un nome importante nel panorama dell’indie rock.
I dEUS sono un gruppo belga che nasce nel 1991 e dopo una lunga gavetta fatta di concerti nei locali fumosi del Belgio, riesce a pubblicare nel 1994 il primo album Worst Case Scenario che è considerato da molti come uno degli album più influenti degli anni novanta. Nonostante il loro sound fa venire in mente nomi come Sonic Youth, Pixies e Yo La Tengo, i dEUS inseriscono anche elementi che, in alcuni casi, si rifanno al jazz. Elementi che non disturbano, ma che danno quel qualcosa in più al loro genere che si avvicina di più al tanto decantato art rock.
A questo primo album seguiranno altri sei album, nel corso della loro carriera la formazione subirà cambiamenti e il loro leader Tom Barman userà la sua creatività a servizio di altri due progetti paralleli (uno di musica elettronica e l’altro di sperimentazioni acustiche in chiave jazz) e infine trova anche il tempo di scrivere e dirigere un film che, purtroppo, in Italia non è arrivato.
Pur non avendo mai raggiunto vendite mainstream, i dEUS hanno, nel tempo, raccolto quanto seminato e ogni volta che un loro album è pubblicato, nel tour che ne segue, le date sono tutte sold out. Pur non avendo pubblicato nessun album quest’anno, hanno deciso comunque di tornare sul palco e festeggiare insieme ai loro fan più accaniti i vent’anni dall’uscita del loro album più famoso: The Ideal Crash.
Sinceramente, nonostante abbia seguito i dEUS dall’inizio e nonostante abbia acquistato tutti i loro album, il fatto che fossero trascorse due decadi da quell’album mi era proprio sfuggito e quando un amico carissimo me l’ha fatto notare comunicandomi che avrebbero tenuto, per l’occasione, un concerto qua a Milano, la mia mente è tornata indietro a quel 1999, facendo riaffiorare episodi e ricordi bellissimi.
La sera del concerto comincia sotto tutti gli ottimi auspici. Arrivo al Circolo Magnolia e mentre faccio i primi giri all’interno per scoprire questo locale che non avevo mai visto o frequentato in vita mia, noto che il palco non è molto grande, ma che ha tutto quello che serve ai dEUS per incantare ancora una volta le persone venute per loro. A un certo punto sale sul palco una ragazza, che lavora al Magnolia, che da’ il benvenuto a tutti e che ci comunica che in occasione del ventennale di Ideal Crash, i dEUS hanno pensato di raccogliere alcune testimonianze video che saranno utilizzate per realizzare un piccolo documentario alla fine del tour che avverrà a luglio 2019 in Belgio. Bella idea, mi metto in fila e contribuisco anch’io a questa cosa che mi piace davvero tanto e mentre mi trovo davanti a una telecamera a parlare di com’ero vent’anni fa, se le aspettative e miei desideri si sono avverati, che cosa rappresenta per me la musica dei dEUS, sento che sul palco sta iniziando qualcosa. Non sono loro, ma Trixie Whitley, una polistrumentista belga. Nonostante qualche piccolo errore, nonostante una timidezza mal celata e qualche inconveniente tecnico, scopro un’artista che fa venire i brividi quando canta e che impressiona la disinvoltura con cui cambia strumento ad ogni canzone. Infine arrivano loro, signori e signori i dEUS.
Il concerto comincia con la prima traccia di Ideal Crash (Put the Freaks Up Front) e quando sunto dopo partono con Sister Dew, è chiaro a tutti che i dEUS hanno intenzione di eseguire l’album per intero e sinceramente per chi ha vissuto quell’anno e quell’album è un’emozione fortissima che fa riemergere sensazione, perse da vent’anni.
Un’ora tiratissima, con i dEUS in grande forma e che presentano il nuovo chitarrista (che avevamo visto in azione lo scorso anno ai Siren Festival) che non fa rimpiangere il tanto amato Mauro Pawlowki che tanto aveva contribuito al sound del gruppo. Tom Barman parla col pubblico, ringrazia in italiano e racconta qualche piccolo aneddoto di Ideal Crash. Piccola pausa e ritornano sul palco ed è il momento di regalare ai presenti altre perle dei loro album.
Che dire, io forse sono di parte, mi piacciono, li seguo, li ascolto e non mi deludono mai e anche questo concerto non è stato da meno. Forse l’unica pecca era la presenza di alcuni ballerini che in qualche brano comparivano per dare un tocco (inutile) in più al brano. Forse è stato tutto un pretesto per testare il nuovo chitarrista per decidere quale strada intraprendere nel prossimo album. Forse Tom Barman poteva indossare una maglietta meno colorata. Forse potevano scegliere un locale più spazioso, data la mole di gente, venuta. Ad ogni modo i dEUS rappresentano l’ultimo baluardo di un rock fatto alla vecchia maniera. Una musica che si nutre di batteria, basso, chitarre e tastiera e che trova nella loro combinazione la perfetta alchimia da regalare alle persone che non smettono mai di seguirli in ogni cosa che facciano, in ogni situazione e in ogni luogo.
All’inizio dicevo che forse i dEUS non sono un nome di grande richiamo, ma concedetemi un piccolo consiglio: se amate il rock fatto come una volta, se pensate che un vero gruppo deve regalarti forti emozioni, farti sudare, farti divertire, farti tornare a casa con una bella sensazione, allora i dEUS sono il gruppo fatto per voi. Quindi fate attenzione, quando torneranno in Italia (Roma 9 luglio 2019, Villa Ada), non perdetevi il loro show e non rimarrete delusi e citando il loro album del 2011, Keep you close (Tieniti aggiornato).
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