I Segreti di Hänsel
Atacama
(R)esisto Distribuzione
alternative rock italiano
[voto 3]
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Curiosa attrazione è la Mano che sbuca dal Deserto di Atacama. Si tratta di una gigantesca scultura in ferro ricoperta di cemento, opera con la quale l’artista cileno Mario Irarrazabal ha voluto rappresentare la vulnerabilità dell’uomo di fronte alla sofferenza, alla solitudine e alle ingiustizie.
Questi ultimi tre elementi, verosimilmente, rappresentano appieno il concetto alla base delle tematiche introspettive di Atacama, disco d’esordio per il trio alternative rock pisano I Segreti di Hänsel, edito per (R)esisto Distribuzione e il cui nome trae ispirazione da uno dei racconti dei fratelli Grimm.
Atacama è un concept album che si rifà al dualismo atavico tra la vita e la morte, in quanto facce della stessa medaglia e, paradossalmente, in qualità di entità complementari di un presente sempre più precario dove nulla è così scontato come appare in superficie. Si contempla il lato oscuro delle cose quotidiane e, di riflesso, il suo opposto dalla prospettiva desolante e suggestiva di un deserto, da sempre metafora spirituale d’abbandono e d’oblio.
In questo primo capitolo discografico, i tre musicisti toscani (Massimiliano Magni, voce e chitarra, Giulio Galleschi al basso e Alessio “Ska” Scatena alla batteria) ci raccontano, con rabbia e malinconia, storie di malessere quotidiano e di inadeguatezza, che puntano ad offrire diversi spunti di riflessione, correndo il rischio, però, di scivolare sul campo della retorica.
Mentre, dal punto della composizione strumentale, Atacama prende forma e sostanza attraverso chitarre taglienti e distorte, ritmiche incalzanti, viscerali, melodiche e cariche di sentimento e sonorità dalle vesti internazionali che richiamano, in parte, le atmosfere malinconiche degli Smashing Pumpkins di 1979 ed il trasporto emotivo dei Goo Goo Dolls di Iris.
Il background musicale de I Segreti di Hänsel, dai riferimenti facilmente riconoscibili, converge, dunque, nel vecchio canovaccio “alternative rock italiano” degli anni Novanta; in quel sentiero tracciato da band storiche come Ministri, The Zen Circus e Verdena, al quale si vanno ad aggiungere percorsi sonori più attuali come quelli battuti da Fast Animals and Slow Kids, Il Corpo Docenti ed Elephant Brain.
Insomma, un genere retrò che, nonostante l’usura delle stagioni, vanta ancora numerosi e fedeli estimatori.
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