I Am Kloot
Sky At Night
(Cd, Echo)
pop, indie-folk, indie-rock, canzone d’autore
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Il quinto album in studio degli I Am Kloot è dedicato alla notte, alle ombre, alle forme chiaroscurali che si muovono lente e goffe, incespicano e fuggono via. Rimane solo della polvere, se non il sapore e la voglia di tossire.
Si chiama Sky At Night e conferma tutto ciò che già si sapeva degli I Am Kloot, incapaci di stupire, piacevoli, leggeri come il vento estivo inglese, ma facili da dimenticare.
L’iniziale Northern Skies è puro divertimento, ci saltella addosso con i suoi coretti spensierati e poco concludenti, ci rimane in testa ma ci fa rimpiangere qualcosa, purtroppo non un amore fatuo e concluso ma un’ispirazione maggiore. To The Blink vorrebbe essere una cavalcata dolorosa e malinconica ma non va aldilà della normale amministrazione, riducendosi infilando archi che fanno ridondare il tutto.
Fingerprints è una piccola goccia di miele, è delicata, orecchiabile, una piccola favola pop: John Bramwell sarcastico rinfaccia di aver buttato via il tempo e i soldi della sua amata, ma andrà tutto bene, ci fidiamo.
Lately si avvia verso territori neo-soul facendoci rimpiangere l’immagine definitiva di Bramwell e Guy Garvey (Elbow) strusciarsi guancia a guancia mentre sbiascicano alticci To You, degli inglesi ambigui e promiscui. I Still Do è una nenia insopportabile, speriamo non l’abbia dedicata al figlio o qualcosa del genere.
Proof, scelto come primo singolo, è quasi simpatica a questo punto del disco come si avvicina ad essere quasi evocativa la successiva It’s Just The Night. Radiation è un tentativo appena abbozzato di sperimentazione, inusuale per gli I Am Kloot, quasi apprezzabile da parte di qualsiasi comune mortale.
Same Shoes è una pietra incastrata nella notte, ruvida e illuminata, epica e dissonante, unico lampo di un disco opaco. Se questo disco sarà universalmente riconosciuto come un capolavoro allora c’è davvero qualcosa che non va in questo mondo musicale.
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