Hybridized
s/t
thrash metal, groove metal
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A distanza di tre anni dall’EP d’esordio Mental Connections, la thrash metal band romana Hybridized pubblica il suo primo full length dal titolo omonimo.
Nell’epoca moderna dominata dall’elettronica, e caratterizzata da una società continuamente alla ricerca di soluzioni ibride e tecnologiche che guardano al futuro per ciò che concerne energie rinnovabili sempre più all’avanguardia, il quintetto capitolino presenta un disco con sonorità che guardano, invece, al passato e, di conseguenza, decisamente più adatte ai nostalgici dei classici del metal estremo di origine floridiano, genere che ha visto il suo periodo di massimo splendore a cavallo tra la seconda metà degli anni Ottanta e la prima metà dei Novanta, grazie a gruppi seminali come Slayer, Obituary e i Death del compianto Chuck Schuldiner.
Le tematiche a carattere sociale di Hybridized spaziano tra diversi argomenti d’attualità che vanno dalla politica alla religione, dal cannibalismo del capitalismo agli effetti collaterali della tecnologia sull’essere umano contemporaneo.
Dal punto di vista del songwriting, i 10 brani si sviluppano attraverso riff tellurici e oscuri old school, che potremmo anche definire dark thrash, ed un muro sonico sostenuto da un collettivo che ha nella sezione ritmica “schiacciasassi” un punto di forza compatto, ipertecnico ed aggressivo. Una macchina chirurgica in grado di creare atmosfere intense, tessiture ruvide blast-beat ed, al contempo, impercettibilmente melodiche, intorno a parti vocali che alternano modulazioni gutturali e clean.
Si esce dai solchi di questo maelstrom fonico soltanto nei 54 secondi strumentali in stile bossanova di Girl Of Panama, unico episodio avulso al contesto di una release monumentale come Hybridized, che rende omaggio ad un genere con strutture e coordinate stilistiche ben definite, e mette in risalto l’opera thrash core di questi gladiatori metallari che, un tempo, avrebbe fatto gola a case discografiche come Nuclear Blast e Roadrunner.
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