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Hurts: Happiness

Gli Hurts hanno decisamente un gusto retrò. Happiness è un tuffo negli anni '80, non in quelli spensierati e festaioli, ma in quelli del synth-pop più malinconico

Hurts

Happiness

(Cd, Major Label)

synth-pop

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Hurts-HappinessProdotto di marketing pensato a tavolino? Forse. Viene da pensarlo leggendo i credits degli Hurts e del loro Happiness, su di cui hanno le mani Mark Stent (Madonna, Kaiser Chiefs) e Richard Stannard (Spice Girls, East 17, Kylie Minogue).

Si parte con Silver Lining ed è già un tuffo negli anni ’80; Wonder Life conferma il sospetto della prima traccia: un salto indietro di venticinque anni, ma all’aspetto più malinconico e pop di quel periodo, le venature crepuscolari di band come Tears for Fears, Depeche Mode, Pet Shop Boys, senza dimenticare la lezione dei più contemporanei Royksopp.

(Iper)prodotto minuziosamente ma non leziosamente, Happiness è una gioia per gli estimatori del suoni dei sintetizzatori del periodo d’oro del pop britannico, ma anche per chi si ricorda alcuni episodi particolarmente riusciti di produzioni italiane dance made in Italy dei primissimi ’90.

Le canzoni ci sono, i ritornelli pure, ritmo e sound non mancano, il marketing è perfetto ed efficace, la copertina è retrò anche nei minimi dettagli, i modaioli sono accontentati: gli Hurts hanno di recente suonato per la sfilata di moda di Armani. Ma l’anima dov’è?

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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