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Hola La Poyana: A Tiny Collection Of Songs About Problems Relating To The Opposite Sex

Hola La Poyana, alias Raffaele Badas, in A Tiny Collection Of Songs About Problems Relating To The Opposite Sex ci mette l’anima prima ancora di venderla al Diavolo, impeto e dolcezza immolate nel segno di un Mississippi sempre in piena

Hola La Poyana

A Tiny Collection Of Songs About Problems Relating To The Opposite Sex

(Costello’s)

indie folk

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hola-la-poyanaHola La Poyana non è un esotismo spicciolo pur di attecchire verso muove messi d’ascolto, non è la spocchia di un musicista che prende alla larga il contatto umano, ma è il semplice nome d’arte dell’artista sardo Raffaele Badas, uno di quei nuovi artisti che ancora nel nuovo millennio stringe amicizia e fa patti col Diavolo Blues d’eccellenza e questo suo primo lavoro ufficiale dal monumentale titolo A Tiny Collection Of Songs About Problems Relating To The Opposite Sex è la cartina tornasole della sua vincente arte che nel blues scarno e nel folk pionieristico trova la sua dimensione e noi una ricchezza in più per lo spirito.

Slide, corde in settima, chitarre sognanti, vecchi tramonti e orchestrazioni acustiche sono gli aggeggi d’ordinanza con cui Hola La Poyana trasmette interamente il suo pathos poetico insieme al sacro maleodore del limo mississippiano e di tutte le diavolerie annesse e connesse, il Delta visto da una piega isoscele come sfondo e la fantasia lontana di eroi come Charlie Parr, Fahey e Halstead a fare da ricamo, da passepartout in un mondo sonoro eternamente giovane ed aggiornato.

Acustico, armonici, stridori acciaiosi e tecnica elastica sono il pane di questo musicista prodotto da Simone Sedda, nove piste tagliate – nel significato – tra i rapporti più o meno diretti tra i due sessi e che – nelle frecciate sonore che si incontrano – paiono mai assopirsi o addirittura elettrizzarsi come a battere il tempo di questa conferma sonora che istiga, nella maniera più sfiziosa possibile, immaginazione, goduria e una smania assoluta di “viaggio mentale”.

Un ascolto senza orpelli, secco e preciso, da fuoriclasse, il passo bighellone di Don’t leave me alone, l’easy folk che delizia rumoristiche di fondo Gyraffe’s neck, più in la lo swing scordato che dondola in As time goes by e più giù The best way to live dal flavor delicato di nebbiosi Dodos e stranianti Nirvana unplugged a chiudere un disco che, come una frequenza diabolicamente disturbata, si fa dannatamente piacere senza ritegno alcuno.

Una brillante dimostrazione di acustica blues ibrida capace di trasformare la tradizione in un salto, un balzo nel futuro.

 

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Max Sannella
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