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Hello=Fire

Un album magnetico ed accattivante dietro al quale si nasconde tutta l'esperienza di Dean Fertita. Un album per tutti, capace di soddisfare anche le aspettative di chi vuole sempre qualcosa in più

Hello=Fire

Hello=Fire

(CD, Schnitzel Records)

indie-rock, alternative

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hello-fireSe la semplicità nella descrizione di questo album fosse direttamente proporzionale alla sua intrinseca bellezza mi sarebbe davvero facile trovare migliaia di parole per farlo. Ma è più complesso di quello che sembra. E tutte le piacevoli sensazioni che accompagnano tutti i 40 minuti della sua durata sarebbero di agevole interpretazione.

Innanzitutto un plauso all’ideatore solista di questo Hello=Fire, più che un gruppo un progetto dietro al quale fa capolino Dean Fertita. Lo conoscete? Sì, è proprio lui. Membro stabile dei Queens Of The Stone Age, touring-member dei The Raconteurs, compare di band di Jack White nei The Dead Wheater. Devo continuare? No, credo che mi basti solo aggiungere il nome di coloro che hanno seguito la crescita e nascita di questo lavoro: Rendan Benson, Michael Horrigan, Troy Van Leeuwan, Joey Castillo e Michael Shuman. Credo di aver detto tutto.

Un tipo instancabile, insomma, il nostro Dean. Un tipo che, con questo album, ha deciso di lasciarci viaggiare nei meandri della musica degli sfolgoranti e passati anni ’60 e ’70. Riuscendoci davvero bene. Con una precisione certosina, quasi maniacale.

Ritmicità pacate, ma allo stesso tempo dure e piacevoli, si snodano e si intrecciano durante tutte le dodici tracce. In particolare nella quinta: Nature Of Our Minds, che è anche il primo singolo estratto, oltretutto. Davvero efficace l’uso di keyboards Rhodes. Ipnotico.

Ma la cosa migliore è il fatto di riuscire sempre a fermarsi in tempo. Prima di diventare eccessivo. Prima di diventare soporifero.

Ritmi tranquilli, quindi, intervallati da momenti decisamente rock ed altri perfino psichedelici.

Un buon lavoro. Un ottimo lavoro.

Consigliato a chi?

A tutti.

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