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Hazan: la recensione di Ordine e Caos

Il rock non è morto, è vivo e vegeto e gli Hazan ce lo dimostrano con Ordine Caos, un lavoro fatto come proprio come una volta: con sudore, fatica e tanta voglia di suonare.

Hazan

Ordine e Caos

(Universal)

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Hazan- la recensione di Ordine e CaosIl rock è morto? È una domanda che ci si pone dall’inizio dei tempi, eppure una cosa è certa: il rock, anche nei suoi momenti peggiori, è morto e risorto centinaia di volte e gode di ottima salute.

Di cosa si nutre il rock? Della rabbia, dell’essere contro tutto e tutti, delle diversità, del caos e dell’ordine e di sicuro non sarà un caso che Ordine e Caos è il titolo che gli Hazan hanno dato al loro nuovo lavoro.

Gli Hazan sono una band milanese che nasce in qualche modo dal brit pop, infatti, il primo nucleo della band, che si chiamava The Capozeella, si ispirava agli Oasis ha vinto un contest dedicato ai fratelli Gallagher ricevendo il premio direttamente dalle mani di Alan McGee, storico manager della band di Manchester.

Nel 2016 arriva la svolta in italiano con il loro primo EP, Kaiserpanorama, e da allora è un susseguirsi di vittorie a diversi contest e passaggi radiofonici, giungendo ad oggi con l’uscita del loro primo album Ordine e Caos.

Come dicevo all’inizio di questo articolo su cosa si nutre il rock, in questo album i temi fondamentali sono i sentimenti antitetici come l’amore e l’odio, la sofferenza e il sollievo come nei brani Milano è Mia (primo singolo estratto) e Per stare Meglio che, a mio parere, sono i migliori episodi di tutto il lavoro.

Da segnalare anche Fossi in Te (secondo singolo estratto) dedicato alle donne che gettano via la loro vita e la loro bellezza stando insieme a uomini sbagliati.

Al primo ascolto l’album può risultare un po’ datato e con chiari riferimenti agli anni Novanta, al sound dei Queens of the Stone Age o degli Stone Temple Pilots, ma poi alla fine ti ritrovi a riconoscere che questo è proprio il bello perché, nonostante le spruzzate di elettronica qua e là, la band è dirompente e controllata, dolce e cattiva… insomma un’antitesi in tutto.

Un disco che si ascolta con piacere e che soprattutto ti fa tornare indietro con gli anni quando la musica si suonava, ti faceva sudare, ti faceva arrabbiare, ma soprattutto ti divertiva davvero tanto.

Facebook: musichazan

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Michele Larotonda
Michele Larotonda

Michele Larotonda nasce a Potenza nel 1977, ma vive e lavora a Milano.
Scopre la sua passione per la scrittura durante i dieci anni trascorsi a suonare in una band in cui ricopre il ruolo di cantante e autore dei testi. Decisivo poi l’incontro con l’associazione culturale Magnolia Italia, grazie alla quale frequenta corsi di scrittura creativa e si avvicina al cinema scrivendo e realizzando cortometraggi che hanno avuto visibilità in alcune rassegne specializzate.
Scrive sulla rivista letteraria Inkroci, occupandosi di recensioni musicali, e sul blog letterario Sul Romanzo, dove recensisce libri. Ha pubblicato i libri “Sai Cosa Voglio Dire?” e “Il fascino discreto della Basilicata”.
“Il Sognoscuro” è il suo primo romanzo.

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