Grenouille
Saltando Dentro Al Fuoco
(Cd, Via Audio Records)
punk-rock
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Il nome Grenouille deriva dal protagonista del romanzo Il profumo, a cui i Nirvana di In Utero hanno dedicato un brano. Ma Saltando dentro al fuoco non c’entra nulla con gli anni ’90 di Seattle, e neanche con la Francia settecentesca narrata da Süskind.
L’album è “milanesissimo”, messaggero di realtà vissute con il distacco tipico di chi sente che Milano sta bruciando e si butta a capofitto nel fuoco.
In questo incendio la musica è soltanto uno strumento per far ballare gli ascoltatori, renderli partecipi di un rito in cui ci si purifica dal soffocante ritmo quotidiano e si sublima il campionario di “amabili” contraddizioni meneghine.
I Grenouille affrontano le fiamme con zampilli testuali alienati e cascate di chitarre noise e punk-rock all’italiana: l’unione è sorprendente, soprattutto per merito di una scrittura ora diretta (Saltando dentro al fuoco), ora obliqua (La terza guerra mondiale), veicolata dalla trascinante (trascinata) voce di Marco Bugatti.
Periodi come “Spero di non aver causato un grave danno al mio cervello” o “Avrai migliorie se metti il padre sulla madre” mettono in secondo piano il contorno noise a tratti troppo ordinario e regalano immediati tormentoni di una semplicità inquietante (Un grave danno, Babilonia), anche quando la spinta punk sfocia in riff pop che fanno centro al primo ascolto (Io, te, Milano e l’Anoressia).
Nonostante abbagli pseudo-giovanilisti (La Giò e io), i ragazzi all’esordio dimostrano una buona maturità, specie quando l’atmosfera si fa tesa: Babilonia è puro sdegno vissuto con rassegnazione e rumore diffuso, Grosso guaio in Paolo Sarpi pesta mica da ridere e poi c’è la title track, brano simbolo per l’immane urlo “Milano sta bruciando” sviscerato a tutto volume.
Chiusura a sorpresa per i nove minuti di derivazione VelvetUndergroundiana dedicata al celebre Moonshine Pub, dove chitarre distorte e percussioni ripetute fotografano l’atmosfera del locale con la debita sfocatura psichedelica.
Saltando dentro al fuoco sembra riflettere una nuova ondata musicale milanese, lontana dalla finta insofferenza e dal caos delle mode, dove lo straniamento è la norma e non si scappa né dalla propria natura né da Milano.
È solo una scintilla o è l’inizio di un altro incendio?
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