Glass Cosmos
Disguise Of The Species
(Autoproduzione)
alternative rock
_______________
Provenienti da Bergamo, i Glass Cosmos sono quattro musicisti che hanno iniziato a suonare insieme dal 2011. La loro musica è essenzialmente un alternative rock aggressivo che strizza l’occhio a Queens Of The Stone Age o agli Alice In Chains, con alcuni brani che inseguono sonorità proprie del revival post-punk, che si ispirano quindi a band come Interpol e White Lies.
Il disco d’esordio, preceduto dal singolo Chrono, si intitola Disguise Of The Species, e vuole polemizzare con l’approccio alla musica di quei gruppi i quali piuttosto che tracciare una strada propria, si limitano a cavalcare l’onda del momento. In questa invettiva ci finiscono però anche i quattro bergamaschi, che con queste undici tracce non fanno altro che dimostrare quanto sia più facile appoggiarsi ad alcune sonorità che abbiamo visto andare di moda in questi ultimi anni: da una parte le band che ripropongono la new wave aggiornata ai tempi nostri, dall’altra quelli che si cullano con un rassicurante alternative rock di stampo commerciale (ben lontano dalle intenzioni primitive del genere e dal suo significato letterale).
In questo album il dispiegamento di watt è inversamente proporzionale all’originalità: alzare il volume è un espediente vecchio quanto il mondo.
Sono composizioni strofa-ritornello con rare intuizioni (la coda di Last Night I Killed Godot). Redemption Is A Pathway To Nihilism è palesemente ispirato ai Nirvana, e contiene un assolo che non graffia per nulla. Provano a fare qualcosa di diverso nella strumentale The Bilderberg Club, che si apre anche bene con le note della chitarra in sospensione a mezz’aria, in contrapposizione alla pesantezza delle altre tracce. Poi però il brano prosegue con dei riff che si ripetono allo sfinimento e che quindi non portano a nulla di nuovo.
L’uso dell’elettronica è limitata a pochi pezzi, e in alcuni casi (Libreville e Shines In It’s Own Light) è davvero elementare, come se fosse buttata lì in mezzo a fare volume.
Non mancano potenziali hit radiofoniche, come O Tempora, O Mores e Milestone.
Infine c’e un occhio alla new wave con brani quali New Shores (con intro sull’impronta di Bela Lugosi’s Dead dei Bauhaus) e il singolo Chrono, dotato di una parte strumentale che attinge a piene mani dagli Interpol ma che è comunque resa meno efficace dalla voce invasiva.
Il concetto di Disguise Of The Species illustrato in precedenza dai Glass Cosmos, purtroppo si ritorce contro lo stesso gruppo bergamasco, autori di questo album che non aggiunge nulla a quanto già detto da mille altri gruppi che li hanno preceduti.
Gli ultimi articoli di Alessio Morrone
- The Pop Group: Honeymoon On Mars - November 18th, 2016
- Live Footage: Moods Of The Desert - October 3rd, 2016
- Pin Cushion Queen: Settings_1 - September 16th, 2016
- Grandmother Safari: recensione album omonimo - September 5th, 2016
- Merzbow/Haino/Pandi: An Untroublesome Defencelessness - July 28th, 2016