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Geyser: recensione di Crepe

I Geyser mettono su disco tutta la propria forza, cercando di forzare moltissimo sul ruolo delle chitarre che ci danno dentro come se non ci fosse un domani.

Geyser

Crepe

(Vrec Music)

rock, crossover

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I Geyser, la cui carta di identità è italiana dal momento che arrivano da Milano, sono la classica band che fa dell’energia e dell’attitudine da palcoscenico le sue caratteristiche migliori.

Prodotti dall’infaticabile Pietro Foresti, i ragazzi nostrani mettono su disco tutta la propria forza, cercando di forzare moltissimo sul ruolo delle chitarre che ci danno dentro come se non ci fosse un domani.

Il cantato, che per qualche strana ragione ci riporta indietro con la mente a quello messo in scena anni fa dai Linea 77, non è molto melodico, ma si sposa bene con il sound offerto dai suoi compagni che si muovono in un emisfero musicale che varia dai Ministri ai Foo Fighters più commerciali.

Dunque, il sound si prospetta internazionale e su questo gioca molto bene il ruolo del succitato Foresti che ha il merito di dare un respiro europeo, o meglio americano, a tutto ciò su cui mette mano.

Per quanto riguarda le canzoni, c’è da dire che hanno tutto per rendere bene dal vivo, visto che possiedono il tiro e l’energia.

Sfumature, che ha un tempo dimezzato, si lascia ascoltare, come l’opener A Lungo Andare.

I Linea 77 più tranquilli si rivedono nella piacevole Calcare, mentre Eliocentrismo è uno di quei brani che crescono ascolto dopo ascolto.

Siamo dinnanzi a un crossover di nuova generazione, che riprende quello proposto da molte band ad inizio secolo che, a loro volta, ripescavano a piene mani da quelle dei primi anni novanta.

Insomma è il classico gioco delle parti con le nuove generazioni che guardano avanti, pescando nel passato e rimescolando il tutto, in modo da far sembrare la musica attuale e fresca.

Il gioco funziona bene e i Geyser dentro questo discorso ci stanno benissimo. Vediamo che cosa il futuro riserverà loro, perché bisogna capire dove questa band sarà in grado di arrivare.

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Francesco Brunale
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