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Gennaro Vitrone: recensione di Salvami

Con questo nuovo step autorale, il cantautore casertano Gennaro Vitrone continua ad alimentare la sua versatilità compositiva, immergendosi totalmente in una eterogeneità stilistica permeata di atmosfere intime e suoni della tradizione folk.

Gennaro Vitrone

Salvami

canzone d’autore, folk acustico, blues, elettronica

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Con quattro album alle spalle – di cui l’ultimo pubblicato cinque anni fa, Nel Momento – e diverse partecipazioni a concorsi musicali nazionali, il cantautore casertano Gennaro Vitrone manda alle stampe il suo nuovo lavoro discografico, l’EP Salvami, presentato a fine maggio presso la Biblioteca Comunale Alfonso Ruggiero di Caserta.

Figura di riferimento nella scena musicale del suo territorio, al netto di un’esperienza maturata attraverso una carriera pluritrentennale, Gennaro Vitrone continua ad alimentare – stoicamente – la sua versatilità compositiva e a intravedere nel potere salvifico della musica quella capacità di mitigare le burrasche emotive della contemporaneità, quale incondizionato atto di fede, aprendosi a nuove condivisioni di idee e intimità, nel tentativo di ritrovare la propria voce e magari quella magia che ripaga fatiche e smarrimenti.

Con la collaborazione di musicisti del calibro di Donato Tartaglione al basso, Gianpiero Cunto e Dario Crocetta alle chitarre, Carmine Silvestri alla batteria e il giovane polistrumentista Ubaldo Tartaglione in fase di produzione – Gennaro Vitrone dà vita a questo nuovo step autorale, concepito durante la pandemia e concentrato in un viaggio narrativo-confessionale di quattro tracce (Voce Senza Corpo, Salvami, Narciso e Vanesio, Solo Se Ci Credi), mettendo in risalto l’analisi di ciò che siamo, scavando nell’abisso delle nostre emozioni e dei nostri rapporti interpersonali, per immaginare differenti prospettive di cambiamento, possibili soltanto attraverso il coraggio di guardarci dentro.

Nei due anni e più di pandemia – tra lockdown e distanziamento sociale – abbiamo avuto modo e tempo per riflettere seriamente sul peso delle nostre azioni, sugli inevitabili sacrifici dovuti all’emergenza sanitaria. Oggigiorno, all’indomani di quello scenario surreale, c’è voglia di rinascita, di ripartenza, di tornare ad affidarsi al dono della condivisione, nonostante le derive comunicative di un presente sempre più in modalità streaming, di una società contemporanea sempre più in bilico tra la drammatica realtà degli eventi e il desiderio illusorio di mistificazione, tra le imboscate del sistema consumistico globale e l’alienante narcisismo dell’individualismo di massa.

 

Canzoni autobiografiche che raccontano storie personali sull’assenza, sulla fine di un amore, di una passione, rievocando quel fluido denso, malinconico, pruriginoso e dai contorni chiaroscurali che riconduce alla vena calligrafica dei Tiromancino – di brani storici quali La Distanza e Due Destini – servendosi della sensibilità artistica del compositore campano come elemento di raccordo umorale tra i diversi episodi della release.

Coniugando madrigali dal tenore melodico, tessiture acustiche di natura alt-folk d’oltreoceano, pennellate di psichedelia bristoliana e una certa ricercatezza testuale di stampo cantautorale, Gennaro Vitrone si immerge totalmente nella sua eterogeneità stilistica – essenziale e intimista – permeata di atmosfere soffuse, notturne e dal fascino magnetico, in cui trovano spazio contaminazioni percussive di estrazione etnico-tribale, ad integrare una buona dose di verve ritmica.

“C’è un tempo per sognare e un tempo per dipingere la vita”. Così, Gennaro Vitrone invita a rifugiarsi nelle tenere braccia della notte, di quelle braccia che fanno compagnia mentre l’anima attende l’alba di un nuovo giorno, in mezzo a distanze segnate dal tempo, nei silenzi vuoti, nei corpi senza voce, nei volti senza viso che appaiono e scompaiono continuamente.

Pertanto, Salvami non è che una sorta di appello, di esplicita richiesta d’aiuto nei confronti di qualcuno o qualcosa a cui tentiamo di aggrapparci, nell’intenzione di scorgere, dopo una estenuante crisi, una forma di riscatto, con l’auspicio di poter riabbracciare una prospettiva più profonda.

facebook/vitroneofficial

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