Gaznevada
Going Underground
(DVD, Wanted, Sonne Film)
post punk, new wave, italo-disco
______________
“Eravamo ragazzi con la testa piena di letture sbagliate, fatte troppo in fretta. Di musica troppe volte ascoltata. Prigionieri di un mondo appena creato, ma pieno di promesse.” Così inizia il documentario di Going Underground, il film sui Gaznevada, firmato da Lisa Bosi, che affida completamente il racconto alle voci narranti dei musicisti: Robert Squibb, Bat Matic, Andy Nevada, Billy Blade e Marco Nevada.
I 5 artisti raccontano davanti alle telecamere la loro storia iniziata a Bologna nel 1977 con il collettivo denominato Centro d’Urlo Metropolitano, in piena rivoluzione punk, lavorando a stretto contatto in TraumFabrik, una sorta di autonomia creativa in case occupate frequentate da tante persone, come i fumettisti Filippo Scozzari e Andrea Pazienza che loro definiscono “un geniale narratore del proprio tempo”. Proprio il personaggio più famoso di Pazienza, Zanardi, sarà poi ispirato dalla figura di Robert Squibb.
La voce è dannatamente seria, ricostruiscono i primi anni che determineranno il loro percorso, perché i Gaznevada erano tanto “avanti” da essere innovativi, degli apripista. Prima ci provano con la musica, e nello stesso anno il Centro d’Urlo Metropolitano esordisce dal vivo con il folle brano Mamma Dammi La Benza, aprendo di fatto le porte a quel rock demenziale capitanato dagli Skiantos. Il nome definitivo della band viene preso dalla lettura del racconto Nevada Gas dello scrittore americano Raymond Chandler. Ma è l’impeto punk dei Ramones ad investirli come un treno in corsa, perché cominciano a suonare le loro cover. E quando esce il primo disco omonimo è suonato prevalentemente punk, con sprazzi trasversali avant-garde che li portano subito all’attenzione.
Squibb e Bat Matic ricordano gli anni in cui il TraumFabrik sfornava artisti dal Dams mettendo in piedi un laboratorio cinematografico, altri uno studio di registrazione per la produzione di musicassette che diventa prima l’Harpo’s Bazar, e in seguito si sviluppa la Italian Records, punto di riferimento della musica indipendente di allora. Le fotografie di quei ragazzi pieni visionari si fanno largo nel filmato: c’era in comune questa voglia di rompere gli schemi, di fare controcultura, di combattere le istituzioni.
La regia di Lisa Bosi (Disco Ruin: 40 anni di Club Culture Italiana) riprende i musicisti odierni in primi piani solenni e scene al rallentatore, nel documentario si mescolano foto d’epoca e alcuni filmati dei loro primi anni, la casa di Bologna, la gente di Bologna, si respira insomma la Bologna della fine degli anni ’70. Si sovrappongono poi alcune interviste, soprattutto quelle di Red Ronnie che farà conoscere la musica nostrana attraverso i contenitori musicali in cui lavorava e li ospitava nelle sue trasmissioni.
Al secondo disco i Gaznevada fanno uso di strumenti a fiato e tastiere, il suono si contamina e si fanno forti le influenze new wave, era un sound del tutto innovativo. Sick Soundtrack diventa tra i dischi seminali del punk-wave italiana, insieme ai Krisma, C’Est Disco dei Rats, Punk dei Decibel, Blue Vomit, Confusional Quartet, per citarne alcuni.
I Gaznevada di oggi raccontano gli anni frenetici, sregolati, ricchi di passione, fantasia e comunione senza nascondere l’onda travolgente della droga che era penetrata nelle loro vite, l’alcool, le donne, i soldi che non bastavano mai. Si passa alla strage di Bologna, dei morti per eroina, sono però diventati famosi, sono in classifica, Squibb, Bat Matic e Marco Nevada suonano persino in Uffà Uffà di Bennato, perché al cantautore napoletano erano piaciuti i suoni di Criminale.
Raccontano del loro successo e di quando hanno deciso di approcciarsi alla musica elettronica cambiando ancora una volta la loro estetica musicale, passando dal punk a qualcosa che i punk non riescono a digerire. Accettano di essere definiti traditori per essersi votati alla dance, ma a loro non gliene frega, sono gli anni che cantano in playback, mollano la Italian Disco, da sempre la loro casa, per firmare con la Emi, girano il mondo. “Gli anni 80 erano lì per fare soldi, non per fare arte.” Cambiano formazione, fanno ormai quello che gli piace e, a loro detta, più apparizioni televisive che altro.
Nel 1988 il marchio Gaznevada è ridotto ormai a due elementi originari, il percorso è esaurito con un ultimo disco, Robert si darà alla techno sotto il marchio Datura, lui che aveva iniziato ad ascoltare i Pink Floyd. Amo i rockumentari soprattutto quando raccontano le origini di un artista, e anche se il ritmo di Going Underground sembra monotono e non del tutto coinvolgente, affascina conoscere la storia di una band, soprattutto raccontata dai protagonisti, che anche se ha cambiato sonorità, ha saputo essere influente.
Social: gaznevadaofficial
Gli ultimi articoli di Luca Paisiello
- Novagorica: recensione di Altitudine - March 22nd, 2025
- Venus in Vegas: recensione di Back In Sin - March 19th, 2025
- Save Our Souls: recensione di Macte Animo - February 24th, 2025
- Luca & The Tautologists: Poetry in the Mean-Time + Suddenly Last Summer - February 7th, 2025
- Mardi Gras: recensione di Sandcastle - January 15th, 2025