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Garbo: recensione di Nel Vuoto

Nel Vuoto è il nuovo album di Garbo. Il pioniere e baluardo della new wave italiana torna con un capolavoro di stile.

Garbo

Nel Vuoto

(Incipit Records)

new wave, electronic-pop

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Quando nel 1981 Renato Abate, in arte Garbo, usciva con A Berlino…Va Bene, abitavo in un bucolico paesello toscano, uno di quei luoghi che apprezzi con il passare degli anni, quando i tumulti adolescenziali sono ormai lontani ricordi, quando la ricerca interiore diventa prioritaria e i silenzi assordanti non fanno più paura, anzi, ammansiscono le ferite e sigillano i buchi neri dell’anima.

Scrivo questo perché per una ragazzina di campagna, anzi di collina, lontanissima suo malgrado dall’affascinante frastuono della città che tanto toglie ma tanto regala in ambito di prospettive, evadere da quell’abbraccio mortale del nulla grazie alla potenza della musica pareva l’unica ancora di salvezza.

E proprio in una notte come mille altre, dove il divertimento massimo consisteva nello strappare a morsi la noia, che guardando Mister Fantasy di Carlo Massarini (chi ha la mia età sa di chi e di cosa parlo), incontrai Garbo, il suo universo fatto di sonorità elettroniche, esistenzialismo postmoderno e fascinoso decadentismo estetico, incontrai quei suoni che mi avrebbero accompagnata per tutta la vita e quella voce, così profonda, intensa, corposa, capace di abissi malinconici e slanci vitali inarrivabili.

Dopo 15 album inediti, due live, un tributo e una serie di raccolte e ristampe, il pioniere e baluardo della new wave made in Italy torna con Nel Vuoto, il nuovo lavoro su Incipit Records.

Garbo racconta: “Stiamo galleggiando in un vuoto culturale e sociale enorme. Questo provoca una solitudine intellettuale e fisica tangibile, toccabile con mano e nella mente nel quotidiano. Da qui, disagio sociale collettivo, fallimento, isolamento, tentativo di fuga da una realtà che spesso appare surreale. Una sorta di smarrimento passivo. Andiamo verso Rivoluzioni che dobbiamo essere in grado di guidare. Occorre lucida reattività” e nelle prime frasi del disco canta esattamente questa stessa profetica realtà: “Guarda quanta gente pesa poco o niente, dentro le città c’è tanta polvere che occupa la vita, che riempie i tuoi pensieri fatti di miraggi…e le parole erano pietre, oggi vapore ..”.

Pier Paolo Pasolini diceva “La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza ”, il parallelo con Garbo mi viene spontaneo perché in tutta la sua carriera è sempre rimasto coerente a costo di rimanere “da solo”, uno che non ha mai strizzato l’occhio alle mode del momento (è sempre stato lui a fare “la moda”), resistendo alle facili regole di mercato e seguendo invece la sua strabiliante vena creativa fatta di ricerca, sperimentazione, cura certosina dei testi e slanci poetici ineguagliabili.

Supportato ancora una volta dai suoi collaboratori storici; Eugene, tastierista che lo accompagna anche in tour, Luca Urbani (Soerba, Bluvertigo, Zerouno) e Roberto Colombo (già PFM) protagonista del periodo più elettronico dei Matia Bazar e di tre dischi fondamentali per la sua carriera (Radioclima, Cose Veloci e Quanti anni hai?), l’artista milanese partorisce un’opera di grande spessore, incentrata su tematiche esistenziali, tsunami interiori e introspezione a tutto tondo.

Con smisurata grazia ci mostra i suoi opposti ma complementari poli espressivi, suddividendo il lavoro in due sezioni ben distinte che sono poi le due facce della stessa medaglia, la prima parte si adagia su un pop raffinatissimo dove spadroneggiano i synth, le tastiere, gli archi e i fiati, una lectio magistralis di new wave per una manciata di canzoni praticamente perfette come la dolcissima Mai Più, la rotonda Come Pietre e la più aggressiva Il Mondo Esplode, l’intimista Sembra fa invece da ponte per le suggestive lande ambient/drone di tre perle luminescenti, l’ultra sperimentale Coscienza, la contaminatissima Contatto e To Mars, la mia preferita, pulsante, eterea, sinfonica e avvolgente, capace come poche di catapultarti un una dimensione onirica lontanissima dalle volgarità quotidiane.

Garbo torna con un disco che rimarrà nel tempo, l’ennesimo tassello di un percorso artistico sempre in ascesa, Garbo è un patrimonio della musica italiana, Garbo è Garbo, unico e inimitabile.

 

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Elisabetta Laurini
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