Fusaro
Di quel che c’è non manca niente
(Libellula/Vertigo)
canzone d’autore
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Se non avessi avuto la matematica certezza del contrario, ascoltando questo disco avrei detto che era un lavoro giovanile di Niccolò Fabi scovato nei meandri di qualche cassetto. E invece scopro che dietro questa voce intensa e comunicativa, queste liriche mature e intimiste si cela un ragazzo poco più che ventenne: Fabrizio Fusaro, cantautore di Settimo Torinese, classe 1997, al suo esordio.
Il paragone con il cantautore romano non si ferma a una timbrica molto affine, ma si riscontra anche nel modo di raccontare le cose. Non me ne voglia Fabrizio (lo so, non è piacevole essere sempre accomunati ad altri colleghi), perché il mio vuole essere un complimento. Perché la scrittura di Fabi, il suo modo unico di tramutare immagini ed emozioni in parole, ritorna nel lavoro di questo artista, destinato a portare avanti una tradizione di cantautorato che dà lustro al nostro paese.
Di quel che c’è non manca niente è una frase che usa sempre il nonno di Fusaro e riguarda il concetto di focolare. Ed è proprio questa sensazione di intimità e di famiglia che si respira fin dalla prima traccia, Il Testimone, che parla della responsabilità che abbiamo nei confronti di chi verrà dopo di noi.
Una raccolta di emozioni, ricordi e riflessioni, che parlano di un ragazzo di provincia, di una casa di provincia, di legami familiari e amorosi, che traccia dopo traccia fanno emergere una realtà universale: tutti abbiamo bisogno di ricordarci cosa importa veramente e di fare di tutto per non perderlo.
Ma è il modo in cui l’artista ci porta a questa consapevolezza a fare la differenza: ogni canzone è un pezzo del suo personale viaggio di ricerca e scoperta, che diventa uno spunto di riflessione anche per noi.
Pagine di un diario scritte con cura e attenzione, ponderando la scelta delle parole. Pescandole dalla letteratura (Vile (a riva) prende spunto dalla lirica Invernale di Gozzano), dai giornali (28 dicembre, la storia di Diego e Marilisa ricordata sui ritagli di giornale conservati dal nonno) o dalla vita vissuta (Solo un giocattolo, dedicata all’infanzia trascorsa con il fratello Davide). Confezionate dal sapiente lavoro di Ale Bavo, noto produttore e musicista torinese, che ha saputo creare il giusto equilibrio tra i suoni più ovattati e le percussioni più delicate e i ritmi più energici, scanditi dall’elettronica.
Di quel che c’è non manca niente nasce dalla necessità di mettere nero su bianco una vita che non sempre è facile da esprimere a voce. E si sente. Si sentono tutte le sensazioni, l’urgenza che ha dato vita al processo di scrittura, così come si vedono tutte le tessere del puzzle che a poco a poco sono andate al loro posto rendendo chiara la visione alla base di questo progetto.
Fusaro ci ha portato nel suo mondo in punta di piedi e ci ha accompagnato nel suo viaggio che poi è diventato anche il nostro, comunicando con la sua voce un mondo di sfumature che aspettiamo con ansia di vedere declinate in nuovi racconti.
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