FusaiFusa
Lamana
(Locomotiv Records)
etno-folk, afrobeat, folk sub-sahariano, sufismo, elettronica, maghreb sound, etno-funk, fusion
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Da Aleppo all’Italia, passando per il Maghreb, attraversando il deserto e il Mar Mediterraneo. Storie di esperienze e speranze umane si intrecciano a visioni dai contorni favolosi, immaginando un universo di suoni in continua trasformazione e un mondo nuovo che nasce dal fascino seducente di culture antichissime.
Con il merito di promuovere dialogo e integrazione tra molteplici espressioni musicali, combinando strumenti etnici a corda ed elettronica d’atmosfera all’interno di un linguaggio sonoro unico e personale, il collettivo FusaiFusa fa il suo esordio discografico con l’album Lamana, edito per Locomotiv Records e anticipato dai singoli Bêrîvanê e Lamana.
I FusaiFusa nascono nella frizzante e animata scena del Locomotiv Club di Bologna, dall’incontro fra tre artisti talentuosi: il compositore e polistrumentista curdo-siriano Ashti Abdo, il percussionista e producer elettronico tunisino Taha Ennouri e il cantante e autore di musica Sufi, anch’egli tunisino, Ali Belazi. A questi si aggiungono alcuni musicisti armati di saz, oud, guembri e altri strumenti etnici che trovano nella natura la loro materia prima.
Muovendosi come dervisci rotanti tra sonorità mediorientali e afrobeat, ritmi maghrebini ed elettronica, sufismo e contaminazioni sub-sahariane, preghiera e danza, i FusaiFusa riescono a creare composizioni suggestive ed evocative, cariche di spiritualità, in un crescendo mistico, ipnotico, litanico e liturgico, a rimarcare ed esaltare tutto ciò che è altrove e ricerca.
Nelle sette tracce di Lamana (tra cui la rilettura de L’Ombra Della Luce, un pezzo firmato da Franco Battiato nel 1991 per l’album Come Un Cammello In Una Grondaia) la musica si erge a forma primordiale di comunicazione multiculturale, a voce collettiva che mira alla riflessione, alla meditazione, alla comunione diretta tra cielo e terra, tra l’uomo e il divino.
Se dal punto di vista delle liriche Lamana (termine arabo che rimanda al concetto di mosaico inteso come metafora di collaborazione tra genti, fedi e tradizioni diverse) si avvale di testi in arabo, curdo e italiano, sotto l’aspetto strumentale affiora un vibrante mosaico di ritmiche che spaziano armoniosamente dai riflessi legnosi del percussionismo nordafricano (Lamana) ad atmosfere enigmatiche e misteriose di sonorizzazioni cinematiche alla Ozpetek, dalla sperimentazione elettronica alle fragranze inebrianti della musica ma’luf arabo-andalusa (L’Ombra Della Luce), passando per frenetiche improvvisazioni afro-samba (FusaiFusa) e sfarzose ballate di corte che sembrano prevenire da un’epoca medievale (Hevala Evîndar).
Quella dei FusaiFusa è dunque un’arte da custodire e condividere, un modo per tessere legami e vere connessioni nella frammentata società contemporanea, per difendersi dalle forze contrarie e dai percorsi incerti, cercando di risvegliare un sentimento di aggregazione che, gradualmente, è stato messo sempre più in disparte.
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