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Fred Abong: recensione di Blindness

Blindness è l'ottavo album in studio del crooner/filosofo americano Fred Abong. Dieci canzoni forgiate sul suono di piano e tastiere per un disco che racconta l'amore e  tutte le sue infinite sfumature.

Fred Abong

Blindness

(Moochin’ About Record)

alt rock, electro, songwriting

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A molti il nome di Fred Abong suonerà del tutto nuovo ad altri invece farà drizzare le antennine perché in realtà non lo hanno mai dimenticato.

La carriera di Abong, iniziata negli eighties all’interno della scena hardcore punk di Rhode Island e proseguita nel decennio successivo con la militanza da bassista nei Throwing Muses e nei Belly, subisce uno stop di otto anni dedicati all’attività di astrologo praticante e a quella dell’insegnamento universitario, ma la musica non esce mai dalla sua vita, al contrario, resta un punto fermo dove tornare, come una sorta di homecoming.

Così a meno di un anno dall’uscita di Fear Pageant, Abong si riaffaccia sul mercato con Blindness, il nuovo album su Moochin’ About Records, l’ottavo della sua carriera solista che offre un carnet di 10 brani morbidi ed aggraziati composti con l’aiuto di piano e tastiere senza l’aiuto dei suoi strumenti base.

Un disco che, racconta Abong, si è scritto da solo “l’unica difficoltà era la mia inettitudine al pianoforte che andava perfezionata col tempo. Nel momento in cui ho cominciato a lavorarci avevo appena acquistato la mia prima tastiera completa di controller MIDI, non appena l’ho collegato a logic e ho iniziato a giocare con i plugin, ho sentito tutte queste canzoni latenti che cominciavano a svegliarsi, a mostrare i loro volti, sono arrivate rapidamente pur se non facilmente…”.

In buona sostanza bisognava solo aspettare il momento giusto per trasferire in musica e liriche quel gran magma embrionale pronto ad animarsi, Blindness suona infatti come una vera e propria ripartenza in una diversa dimensione, quella di songwriter, dove il nostro appare perfettamente a proprio agio.

È questa continua ed inesauribile voglia di ricerca, di approfondimento, in forma piuttosto pionieristica di un sound assai personale unita alla sua vocalità pacata, rassicurante, lievemente rauca e sottotono a rendere il full-lenght una sorta di isola felice in un mare di sguaiataggine e pressappochismo.

Abong sussurra frasi per ogni fase dell’amore, a partire dalle frenesie pirotecniche dei colpi di fulmine fino alla maturità consapevole di un rapporto più stabile, con una convinzione che non solo traspare ma raggiunge chi ascolta in maniera assoluta, il suo è un approccio puro, onesto, la sua voce profuma di esperienza, di verità, ogni parola, ogni frase emoziona nel profondo perché è facilissimo riconoscersi nei suoi racconti e vivere quelle storie come fossero le nostre.

Una sorta di viaggio introspettivo che si snoda tra brani intensi e confidenziali come Buzzards, The Dam, Listening (accompagnata dalle immagini di un bel video girato dallo stesso Abong all’interno del suo garage), Wool al quale è affidata l’uscita di scena ed altri confezionati su un electro sound di vaga ispirazione eighties come Ice Blink o la title track ancor più vicina agli estremi margini dell’elettronica.

In questa vasta sequenza di emozioni autentiche e facilmente condivisibili spicca per concretezza di intenzione la morbida e fascinosa Heaven che penetra nelle ossa come pioggia battente d’autunno, metafora perfetta di un paradiso entro il quale si consuma l’inferno “…turned your power into shame in heaven, my heaven, no heaven but heaven”.

Blindness è un disco sincero e credibile, Fred Abong è senza dubbio la voce giusta per accompagnare la fine di un’estate che sembrava non dover finire mai.

https://www.fredabongmusic.com/

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