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Frank Fear: recensione di Christiana Mors

Christiana Mors è un disco fatto di esperienze sonore e pathos, con cui i Frank Fear descrivono gli orrori di un mondo prossimo al collasso e senza via d'uscita.

Frank Fear

Christiana Mors

(The Triad Rec)

elettronica, industrial, techno hardcore, trance ambient, trance disco, sci-fi, drum’n’bass, kraut-beat, gothic wave, horror wave, jungle, techno country, acid techno, ecstasy disco rave, harsh noise

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A distanza di tre anni dalla pubblicazione del precedente Salvation, il duo elettronico Frank Fear, composto da Claudio Laratta (voce, tastiere, drum machine, computer, programmings) e Thomas Laratta (chitarra elettrica, effettistica per basso elettrico) torna sulle scene underground con il nuovo album intitolato Christiana Mors, edito per The Triad Rec.

Arrivati al quarto capitolo discografico, i Frank Fear continuano a sperimentare e manipolare suoni in linea con quella che è la loro formula compositiva dal taglio anni 90, mediante la combinazione tra le linee acide e pulsanti della techno music, la febbrile densità del drum’n’bass, le costruzioni glaciali dell’industrial-noise e le atmosfere cupe del metal più estremo, con voci robotiche e riff campionati di celebri band come Iron Maiden, Rammstein e Marilyn Manson.

Le dieci tracce della release (a cui si aggiungono tre bonus track) rappresentano un vero e proprio manifesto emotivo e politico: una critica diretta nei confronti del costante lavaggio del cervello a cui siamo sottoposti quotidianamente dagli organi d’informazione. Un brainwashing che ci ha portato a non distinguere più la realtà dalla finzione, il colpevole dall’innocente, e ad osservare passivamente il nostro declino etico.

Il tema principale (filo conduttore) di Christiana Mors, come si può evincere già dal titolo, si focalizza sulle tensioni esistenziali legate alle tragedie che seguitano a perpetrarsi in nome del fanatismo religioso, dove ognuno rivendica e legittima qualsiasi azione umana in nome di qualcuno o qualcosa. Cambiano i tempi ma le religioni, ad ogni latitudine, continuano ad essere la causa di intense lotte e conflitti sociali, l’oppio dei popoli secondo l’interpretazione marxista, e sempre più spesso vengono usate come pretesto per giustificare guerre a sfondo politico ed economico.

A tale espressione concettuale, che indugia sull’influenza dell’integralismo religioso ai danni dei cosiddetti fedeli, i Frank Fear corrispondono una struttura strumentale truculenta e disturbante, attraverso un magma crossover che parte da un canto liturgico-gregoriano e da atmosfere glaciali di natura cold-wave, per poi scatenarsi immediatamente in una mitraglia di beat supersonici dai martellanti ritmi techno-hardcore e drum’n’bass.

Ci ritroviamo catapultati all’interno di una danza marziale, ipnotica, evocativa, abrasiva, vertiginosa e claustrofobica, che ci proietta in un urlo disperato (come fa intuire l’artwork di copertina), tra violente distorsioni elettroniche di synth e fragore metallico di dissonanze industrial, tra spazi che si dilatano verso territori trance-ambient e sinistre interferenze sci-fi, passando per un kraut-beat di rimando kraftwerkiano e l’esuberante country in salsa techno-polka di I’m Going To Need You: prendete gli AC/DC di Thunderstruck e trascinateli all’interno di un mega rave insieme a Primus e Prodigy.

Christiana Mors è dunque un disco fatto di esperienze sonore e pathos, con cui i Frank Fear descrivono gli orrori di un mondo prossimo al collasso e senza via d’uscita, ma che grazie al potere della fede religiosa assume, paradossalmente, una percezione sopportabile, se non addirittura appagante.

facebook/frankfear

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