Francobeat
Amour Automatique
(Ribéss Records, L’Amor Mio Non Muore Mai)
cantautorato, elettro-funk, afrobeat, elettronica, trip-hop, ambient jazz, sonorizzazioni, etno-jazz
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A distanza di dieci anni dalla pubblicazione dell’album Radici e con diversi progetti paralleli alle spalle, sia nel campo della musica che in ambito teatrale, il polistrumentista Franco Naddei rispolvera il vestito di scena di Francobeat e manda alle stampe il suo quarto lavoro in studio intitolato Amour Automatique, edito per Ribéss Records/L’Amor Mio Non Muore Mai e anticipato dall’uscita dei singoli Se Rinasco e Amore Geometrico.
In questo nuovo take discografico, che vede il contributo di Gianni Perinelli (sax e arrangiamento fiati) e la partecipazione di ospiti quali Youssef Ait Bouazza, Fabio Nobile, Sabrina Rocchi, Paola Venturi, Giacomo Toni, Vince Vallicelli, Roberto Villa e il quartetto d’archi composto da Cesare Carretta, Enrico Guerzoni, Silvia Maffeis e Matteo del Soldà, Francobeat perpetua la necessità di manipolare e combinare suoni, immagini, riflessioni ed emozioni all’interno del suo microuniverso surreale dall’anima sperimentale e poliritmica, affrontando con ironia, autoironia e introspezione sia le incertezze individuali che emergono da una crisi di mezz’età, sia le nuove frontiere d’interazione tra sessualità e dimensione digitale.
Amour Automatique è un flusso di coscienza allucinato e dal tocco romantico retrò, che lo stesso autore definisce come “metafora di masturbazione fisica e mentale”: una specie di quadro psico(auto)analitico che, muovendosi tra sensi di colpa e istinti irrefrenabili, e nonostante impulsi testuali provocatori e dissacranti rispetto ai codici imposti dal perbenismo moderno, ha come scopo quello di recuperare quei significati esistenziali che spesso diamo per scontati: “se pensi di avermi già detto parole d’amore, tu prova a cantare una ballata siderale, ma tieni la parte più bella di me, per quando non ci sarò più”.
Così, mentre il tempo scorre inesorabile e svuota sempre di più l’ampolla superiore della clessidra, ci ritroviamo a fare i conti con il punto, la retta e il piano, in bilico tra le direzioni prese in passato e ciò che siamo oggi: “ho il chiodo dei giorni che non tornano indietro, guardo al domani e sono tutto sudato”.
Pertanto, in questo cammin di mezza vita, quando “la pelle si solca e il pelo si sbianca”, la musica diventa il modo per rimanere se stessi ma al tempo stesso uscirne; lo strumento che serve a mitigare le conflittualità che vivono in ognuno di noi – tra inquietudini notturne e nuovi giorni da ingoiare – e ad interpretare quel finto contrasto che c’è tra sfera emotiva e sfera matematica, com’è intuibile da quell’amore geometrico che rimanda all’amorematico dei Subsonica.
Le dieci canzoni di Amour Automatique, svincolandosi dal confronto con quanto accade nel trend musicale dell’oggi, assecondano poliedricità e sensibilità calligrafica dell’istrionico musicista romagnolo, ma senza disdegnare un certo gusto per l’orecchiabilità radiofonica.
Una raccolta di melodie oblique e arredi sonici ricercati, dove è ancora vivo quel desiderio di perdersi nel sogno dei guizzi mediterranei e delle brume mitteleuropee: si spazia tra sofisticazioni cantautorali in stile Tenco, Capossela, Capovilla e Morgan e l’elettronica fusion di David Byrne, tra reminescenze elettrogene di Franco Battiato (Amore Geometrico) e gli accenti dance-pop-funk del David Bowie filo-berlinese (Amami Male), passando dalle atmosfere rarefatte della dub lacrusiana alla densità narcotica del trip-hop e ai ritmi palpitanti dell’afrobeat, fino a toccare suggestive malinconie ambient-jazz e rilassanti sonorizzazioni cinematiche scandite da archi, fiati e pianoforte.
Amour Automatique è dunque una lingua che batte dove l’impellenza emotiva duole, che va alla ricerca di bagliori di felicità nelle espressioni più semplici e intime dell’amore, prima che sia troppo tardi: “dobbiamo ridere che il tempo uccide, ti prego stringimi forte che il tempo è un boia”.
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