Francesco Andrea Brunale
99% Crossover
(Libro, Bertoni Editore)
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Un libro che esplora i 99 dischi più influenti, e non solo, del crossover, ovvero di quel genere musicale che si lascia contaminare da altri stili. Nello specifico l’autore ha indirizzato la sua analisi sulle derivazioni dal metal e dal rock verso l’hardcore, il funk, rock, il soul e il blues.
Francesco Andrea Brunale, avvocato molisano innamorato del giornalismo sportivo e musicale (anche e soprattutto su questo sito), offre ai lettori uno studio approfondito di questi dischi, condito da aneddoti e rivelazioni dettate dalla sua profonda conoscenza del settore.
Già autore di diversi libri, Brunale ha assistito direttamente ai cambiamenti sonori dagli anni ’90 ad oggi ascoltando tutti quei dischi che troviamo nelle pagine di 99% Crossover, e con autorevolezza non soltanto li recensisce, ma sa raccontarli in modo da stimolare il lettore.
Composto da più di 350 pagine, i primi artisti di cui andremo a leggere in ordine alfabetico saranno i 24-7 Spyz, col paffuto chitarrista Jimi Hazel che sulla presunta rivalità con i Living Colour, rispondeva ai critici che “in comune avevano solo il colore della pelle e il fatto che non suonavano Rhythm and Blues”. Più che una recensione del singolo album, Brunale riesce a far scoprire al lettore le peculiarità del disco, riportando alla memoria il contesto del momento in cui veniva scritto, pubblicato e poi accolto dal pubblico.
Per esempio quando parla della genesi di King for a Day dei Faith No More, Francesco ricorda come la band, dopo il successo del precedente Angel Dust, entra in crisi e vengono estromessi il chitarrista Jim Martin e il tastierista Roddy Bottum, per fare posto a Trey Spruance dei Mr Bungle, la band da cui arrivava il singer Mike Patton. Racconta la linea intrapresa per la struttura del disco, le direttive, le singole tracce trovando per esempio somiglianze con le linee di Io Penso Positivo di Jovanotti, segno di una visione a 360 gradi sulla musica da parte del nostro autore.
Pagina dopo pagina emergono altri artisti famosissimi della scena come i Biohazard, capaci di fondere hardcore, metal e rap, o i Nuclear Assault con il loro trash contaminato da hardcore e punk. O chi aveva predominanza hip hop nelle sue canzoni come i Cypress Hill, l’eclettismo dei Fun Lovin’ Criminals, l’alternative funky degli Spin Doctors, l’alternative metal dei tedeschi Guano Apes e degli statunitensi Primus, gli ibridi Skunk Anansie, i meravigliosi e ironici Beastie Boys, le sfuriate dei Rage Against the Machine di Tom Morello e Zack de la Rocha, i francesi Mano Negra…
Si parla persino della prima band di Morello messa sotto contratto dalla Geffen, i Lock Up, e del loro disco glam-funky che non ebbe le fortune sperate nonostante il giudizio più che positivo di Brunale. Con l’entrata in scena dei Living Colour, lo scrittore svela come Morello, pur ammirato dal loro album Vivid, entrò in una depressione artistica che per uscirne fondò i Rage Against the Machine. E il resto è storia.
Le decine di aneddoti rendono davvero entusiasmante la lettura, ed è necessario mettersi con pazienza ad ascoltare i dischi proposti mentre si prosegue la narrazione. Brunale riesce proprio in questo, a coinvolgere il lettore nello scoprire queste perle descritte in 99% Crossover.
Dei tanti artisti, spicca anche il controverso Kid Rock, il meno rocker dei musicisti presenti e che non ti aspetti. Invece Brunale spiega in che modo il suo Devil Without a Case abbia venduto ben 15 milioni di copie. Parla poi del filone Nu Metal attraverso le opere di band come Linkin Park e Incubus, e non puoi non notare in diversi dischi il richiamo ai Red Hot Chili Peppers. Di loro non si racconta di Blood Sugar Sex Magik o One Hot Minute, ma di Mother’s Milk, dove entra in scena un giovane Frusciante.
Fa piacere personalmente poi leggere di Ritual De Lo Habitual dei Jane’s Addiction, il disco di genere che ho più amato. Le due prefazioni in apertura del libro sono scritte da uno dei maestri del giornalismo musicale italiano, Gianni Della Cioppa, e dal critico musicale Lorenzo Brecciani, appassionato di basket come l’autore.
Leggendo anche quante band non sono state menzionate in questo libri, fa capire quanto questa opera sia stata scandagliata minuziosamente dallo scrittore e le sue scelte diventano comprensibili leggendo per esempio del perché ha citato Soul Brothers Crisis Intervention degli Heads Up o Hipnosis dei Shootyz Groove, band da noi praticamente sconosciute.
Se c’è un difetto di questo libro è la scelta alfabetica delle band che manda in confusione chi, come me, predilige un ordine cronologico degli eventi per comprendere meglio il susseguirsi dei dischi, ma non è una storia del crossover, piuttosto una guida all’ascolto.
C’è spazio anche per qualche band nostrana come i Casinò Royale, i Linea 77 e i Sistema Informativo Massificato. Mancano, mannaggia la miseria, i Quartiere Latino di Paolo Martella, ma come ha scritto l’autore, si chiama 99% Crossover perché il centesimo disco lo mette apposta il lettore.
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