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Final Coil: la recensione di Convicted of the Right

Convicted of the Right è l'EP dal vivo dei Final Coil. Un breve riassunto delle capacità di questa band di tenere alta la bandiera del rock.

Final Coil

Convicted of the Right

(Worm Hole Death)

rock

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Final Coil- la recensione di Convicted of the RightConvicted of the Right, l’EP dei Final Coil contenente una canzone in studio e tre pezzi dal vivo, potrebbe sembrare in questo momento storico, da un punto di vista dell’uscita sul mercato, qualcosa di fuori tempo massimo.

In realtà la band riesce a fondere senza troppi problemi le sonorità degli Alice In Chains con alcuni spaccati tipici del New Metal, senza non dimenticare qualcosa di strumentale legato agli ultimi Tool.

E’ il caso dell’opener Convicted Of The Right nella sua versione da album. Appare subito chiaro come, insieme ad un violoncello d’atmosfera, il brano risulti essere molto cadenzato con un’intro che sembra essere presa con un copia e incolla dalle ultime produzioni del gruppo capeggiato da Maynard Keenan. La pecca è che la canzone non esplode in qualcosa di epico che avrebbe sicuramente dato quel quid in più alla composizione stessa.

Emprty Handed, prima delle tre registrazioni dal vivo, è più mobile nella sua struttura con le chitarre che non possono non far venire in mente gli Alice In Chains. Non solo le chitarre, dobbiamo aggiungere, perché anche il cantato è malato il giusto. In pratica sembra quasi che l’approccio sia quello del nuovo singer della band di Jerry Cantrell, al secolo William Duvall. Sicuramente un buon esercizio di emulazione se andiamo a tirare le somme, ma di questi tempi può anche andare bene.

You Waste My Time è particolare, non tanto per il lavoro delle chitarre, ma per un cantato che sembra far andare indietro con la mente a certa new wave proveniente dall’Inghilterra degli anni 80. La band lavora molto strumentalmente, grazie ad ottime sfumature chitarristiche che rendono la canzone piena e granitica, ma manca quello spunto in sede di ritornello che avrebbe inciso maggiormente sul suo voto finale.

Infine c’è la lunga Spider Feet che basa le sue musiche su quella alternanza lento/veloce che rimanda decisamente all’accoppiata Tool – Alice In Chains di cui si è parlato all’inizio di questa recensione.

Alla fine dei conti l’EP in questione serve per avere una conoscenza migliore del gruppo in sede live, in attesa che arrivi qualcosa di più concreto sulla lunga durata.

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Francesco Brunale
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