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Figurines

Dieci anni di carriera festeggiati con un album omonimo. E così i Figurines cercano di dare nuova vita al panorama indie rock europeo, nonostante questo sembri solo un ultimo, disperato tentativo

Figurines

s/t

(Cd, Cargo)

inde rock

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figurinesChe il movimento piuttosto erroneamente definito indie stia implodendo è cosa nota a molti. In particolar modo è cosa nota ai non appassionati del genere, viste le schiere di fan che negli ultimi anni continuano a spopolare il nostro pianeta sorbendosi allegramente tutto ciò che Pitchfork dice loro di ascoltare. Le idee scarseggiano, le melodie esasperate stanno tirando la corda (una corda che stento a credere non si spezzerà a breve), e di dischi indie-menticabili non ne escono fuori da un bel po’ (la memoria riporta al 2008, Microcastle/Weird Era Continued dei Deerhunter, disco unico nel suo genere).

E allora riesce a farci sorridere il tentativo dei Figurines, band danese che ha cominciato a riscuotere un certo interesse oltre i confini nazionali nel 2003, durante il tour tedesco che anticipava il loro primo album Shake A Mountain (2004). Fa sorridere il tentativo di risollevare dal piattume più totale questo movimento che tanto ha fatto bene alla musica ma che ora la sta lentamente degradando, erodendo, scavando fino al midollo.

A dieci anni dal loro primo ep (Detour, 2001), i Figurines pubblicano il loro quarto disco in studio. Un self titled album che sembra quasi un canto del cigno, un ultimo anelito di vita prima dell’oscuro oblio verso cui stanno cadendo il rock e il pop indipendente. Nulla di eccezionale, ma in meno di quaranta minuti i danesi riescono a ripercorrere le tappe della loro carriera con una pulizia, un’inventiva ed una passione che sembravano solo lontani ricordi.

E può non piacere la dolcezza degli arrangiamenti (Hanging From Above), può non esaltare la spiccata ricerca della melodia che reca ad ogni canzone un retrogusto quasi natalizio (Free Today), ma è fuor di dubbio che la qualità di questo disco (e di ogni singolo brano) sia il lavoro di un gruppo di musicisti che portano un ottimo bagaglio musicale in spalla, pronti a reinventarsi ogni volta alla ricerca di un sound comunque personale, per quanto inflazionato e svenduto.

A tratti possono ricordare gli Shins, perché no gli Arcade Fire in sporadici e festosi intrecci orchestrali; e quando a salire in cattedra è la chitarra un pensierino ai Modest Mouse lo si può buttare facilmente. Ma restano pur sempre i Figurines, ultimi tra i paladini di un indie rock non da classifica, non da mercificazione. E vanno accettati così come sono, così come si sono sempre proposti.

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Stefano Ribeca
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