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Federico Bagnasco: Le trame del legno

Federico Bagnasco tira fuori dal suo strumento l’euforia ancestrale del legno, lo rivede, e lo ibrida con l’elettronica minimalista e quello che ne secerne è un mix di grazia, tribalismo, avanguardia alla corte di una libertà inarrivabile

Federico Bagnasco

Le trame del legno

(Old Mill Records)

sperimentale

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FEDERICO BAGNASCOSperimentazione, riverbero, delirio e alterazione musica/suono, non v’è altro modo per illustrare e calarsi nello spirito dell’operazione che il contrabbassista genovese Federico Bagnasco immette nel suo disco Le Trame Del Legno, un insieme di classico, avanguardia e rumorismi atmosferici che nella ragione di quattordici pieces strumentali elabora il rapporto del legno come cassa di risonanza e di timbro con l’elettronica minimalista gestita insieme al tecnico del suono Alessandro Paolini, un mix di elegiaco e sensualità, quasi una cold wave che si insinua tra pelle e lunarità, come una prova generale dagli istinti ancestrali.

Una stupenda deviazione dai clichè questa che Bagnasco mette in scena, quasi un tirare fuori dal legno dello strumento gli afflati, le sensualità recondite e quella animalità aggraziata che solo una spiritualità selvaggia possiede, un’estetica misteriosa che se bypassata con le cuffie stereo trascina l’ascoltatore nei parallelismi di una frenesia nebbiosa alla Stockhausen o nella movimentazione ammaliante alla Ernst Reijseger, e che comunque aggiunge una ottima conferma per chi cerca quello spazio, quella intersecazione che vive dentro le opere effettate, di rivoluzione, di ricerca che si sganciano da tutto il marasma cattedratico.

Il sottile rimbalzo, le luci in chiaroscuro, corde che sanno di antico e imputs che armano le melodie di questa scaletta fusa in modernità e tradizione sono le gemme esemplari primarie, ma qui dentro c’è molto, molto di più, e se ci vorrà del tempo per decriptare il segreto di questa magia, misteriosa, ma senza dubbio vincente, sarà sempre tempo speso più che bene. Grazia, tribalismo e direttrici impazzite alla corte di una libertà inarrivabile.


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