Eterea Post Bong Band
Bios
(Cd, Trovarobato)
alternative, elettronica
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Siete degli amanti della musica alternative? Bene gli Eterea Post Bong Band fanno al caso vostro. A distanza di quasi tre anni da Epyks 1.0, il loro album d’esordio, la band dell’entroterra vicentino, quindi anche italiani il che non guasta mai, propone un concept-album dal titolo eloquente Bios, che esplica chiaramente il significato del loro lavoro. Cercare di carpire il significato intrinseco e profondo della tecnologia e delle macchine che l’uomo ha creato, ma non ultimo anche dell’universo, attraverso il linguaggio della matematica.
L’idea di base è notevolmente interessante, tanto che, facendo le dovute proporzioni, potremmo accostare questo tema a quello proposto a suo tempo dai Kraftwerk con il loro The Man-Machine. In entrambi i casi il concetto dell’uomo-macchina, o comunque del rapporto tra uomo e tecnologia, torna prepotentemente in auge a più di trent’anni di distanza.
Nello specifico l’album è propriamente strumentale, eccezion fatta per qualche monologo, e si apre con l’intro The Rise of Ramanujan, dal nome del matematico mistico del secolo scorso.
Homo Siemens è costruita su una commistione tra chitarra e batteria, in cui il vero protagonista è il sintetizzatore che campiona le voci tratte dal cortometraggio svedese “The Perfect Human”.
Scipstep è la più schizofrenica del lotto, in cui si mischiano sonorità dubstep e chitarre (da qui il titolo Scip-step) con un ‘intervallo’ centrale onirico e ipnotico giocato sui cori, batteria e tastiera.
Fibo richiama il concept centrale dell’album, Fibo sta per Fibonacci il matematico famoso per la sua sequenza, aperta da un monologo tratto da “Pi-Greco Il teorema del delirio” ed è la più ossessiva e ripetitiva, proprio come la sequenza numerica del matematico italiano.
Anche Tim Peaks si caratterizza per una certa ripetitività delle sonorità, mentre passa quasi inosservata Mentina.
Essi, aperta da un monologo, è un mix interessante di elettro-rock in cui prevalgono le chitarre elettriche.
A chiudere il tutto troviamo l’outro The Fall of Kasparov dal nome dello scacchista russo che sfidò il computer della IBM.
Se l’idea di partenza poteva far presagire ad un lavoro interessante, diciamo che gli Eterea si perdono per strada. Manca quel pizzico di originalità che si intravede in Scipstep e Essi, ma per il resto sembra che i quattro svolgano il loro compitino senza strafare particolarmente. Forse, vista anche la distanza temporale intercorsa tra i due album, ci si poteva aspettare qualcosa di più. Un discreto album di musica elettronica/alternative e nient’altro.
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