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El Santo: Il Topo che stava nel mio Muro

Tre costole dei La Stasi mettono in piedi questo nuovo progetto musicale intrigante: 11 brani eccentrici di indie rock tutto italiano, tra ruvidezze elettriche, citazioni e poesia cantautorale

El Santo

Il Topo che stava nel mio Muro

(Cd, Autoproduzione)

indie rock

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El Santo è la fusione artistica di tre componenti dei La Stasi e di Pasquale De Fina alla produzione che arriva dall’esperienza con Giorgio Prette (Afterhours) del progetto Atleticodefina e che loro considerano come “membro aggiunto”. Il Topo che stava nel mio Muro è un disco composto da undici brani di rock alternativo in italiano, intriso di distorsioni e melodie coraggiose, con un approccio sonoro piuttosto appagante.

Dalla prima traccia Garage #5 si avverte la volontà di compiere una ricerca stilistica originale: chitarre graffianti, un riff incisivo, vocina in falsetto e atmosfera corale che spiazza subito l’ascolto. Il secondo brano, Marabù, conferisce un’emulazione sonora che richiama Afterhours e Timoria, ma senza voler fare scomodi paragoni si afferra con chiarezza che gli El Santo sviluppano una dimensione propria nelle pertinenti composizioni.

Anche la terza traccia regala sorprese, perché L’Arte del Veleno è una giostra di distorsioni, ritmi circensi e chitarre acustiche. Ipnotiche Silver Dollar Club e Motown, struggente Il Salario delle Formiche, aggressiva e conturbante Sugar Ray. Non ci sono canzoni con uno stile identificativo unico, ma viene offerta una gamma di proposte musicali eccentriche che non fanno affatto risultare piatto il disco.

Ricchi ospiti collaborano alla stesura di questo primo disco, da Roberto Romano (Baustelle) al pianojazzista Pancho Ragonese e Antonio Cupertino al mixaggio.

Dean è la canzone che ho meno gradito, visionaria e fosca, ma che esprime ancora una volta la varietà compositiva della band, con striature blues su una melodia teatrale. L’esplosione sonora arriva di nuovo con Innesto di Stile grazie alle chitarre ardenti sfoderate senza avvisi. L’ultima amabile canzone del blocco che conclude il disco, Ossessiva, ci lascia su un toccante lentone finale.

Un esordio rock molto personale, quello di El Santo, ricco di sfumature cantautorali e arrangiamenti eccentrici ben curati: un invitante debutto che, pur non stregandomi completamente, mi fa archiviare la pratica El Santo nella sezione “gruppi promettenti” di cui mi auguro di poter ascoltare un seguito pieno di novità.

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Luca Paisiello
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