Einsturzende Neubauten
9-15-2000, Brussels
(2 Cd, Potomoak/Indigo/Audioglobe, 2002)
industrial
Negli ultimi anni gli Einsturzende Neubauten non se la passano proprio benissimo. Stravolti da alcuni sostanziali cambi di formazione, il loro status di terroristi sonori gli è stato scippato in corsa da una folta schiera di artisti (americani in testa) che hanno fatto tesoro della loro lezione ma sono riusciti a spostarla in avanti o, quantomeno, ad adattarla ad un contesto più commerciale (si ascoltino attentamente i suoni dei Nine Inch Nails, giusto per fare un esempio).
Blixa Bargeld, dal canto suo, continua ad essere impegnatissimo come chitarrista di Nick Cave e certo non ha intenzione di lasciare il posto ad altri. Sarà per questo, sarà per un po’ di stanchezza, ma proprio di recente i Neubauten hanno chiesto aiuto ai fans per sostenere la composizione del prossimo album di canzoni inedite, che sarà autoprodotto dalla band e che dovrebbe uscire nella primavera del 2003. In cambio di un acquisto “a scatola chiusa”, la band sul proprio sito ha promesso anteprime in streaming ed il download dei primi quattro storici album, per i quali essi sostengono di non aver ricevuto royalties.
Probabilmente in quest’ottica (il finanziamento del nuovo album) si inserisce la pubblicazione solo ora di questo doppio cd live, relativo al tour del ventennale, celebrato nell’estate 2000 e che in Italia fece tappa ad Urbino (di quel concerto qui potete vedere un estratto) ed a Roma.
Finiti i tempi in cui gli Einsturzende Neubauten spaventavano pubblico e ben pensanti con martelli pneumatici amplificati e con carrelli della spesa sbattuti contro i microfoni, oggi l’attitudine dada-situazionista del gruppo è ancora molto forte, ma è da loro stessi stata eletta a prassi. 9-15-2000, Brussels è una specie di greatest hits che pesca in ugual misura un po’ da tutti gli album.
Ovviamente l’apertura è per il presente, con The Silence is Sexy che, come su disco, è scandita dai soffi della sigaretta di Blixa nel microfono. Il passato degli Einsturzende Neubauten è abilmente rappresentato nei pezzi più significativi del loro repertorio, come Ende Neu, Yu Gung ed Haus der Luge, addolciti di alcune forzature non funzionali alla dimensione live, ma impreziositi da interventi su qualsiasi cosa si possa percuotere. Sul palco producono suoni e compongono ritmi con i rifiuti della società industriale: bidoni, catene, sbarre di ferro, fionde, lame da segheria, citofoni, lamiere, damigiane, una specie di cestello di lavatrice chiodato, barili di petrolio, cemento, condotti d’aria condizionata, vetri, radio, plastica, senza freni alla fantasia.
L’impatto musicale è, quindi, la sintesi sonora dei ritmi ossessivi prodotti dall’armamentario metallico – moltiplicati da un basso profondissimo – e delle decadenti melodie di Blixa. Anche in questa occasione, gli Einsturzende Neubauten raramente usano tastiere e campioni a scopi melodici, mentre gli interventi di chitarra sono sempre assai discreti, salvo sfociare in vere e proprie mitragliate rivolte all’ascoltatore.
Un disco fondamentale, dunque, per mettere ordine nei vent’anni di carriera di uno dei gruppi più influenti della musica contemporanea. I padri della musica industriale, i figli diletti di quei futuristi che teorizzavano l’arte del rumore, continuano la loro missione con inalterata onestà intellettuale, anche se (forse) non sono più in grado di stupire ma “solo” di creare ottima musica sfruttando ogni tipo di suono gli capiti a tiro.
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