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Edda: recensione concerto di Roma, Monk, 27 aprile 2019

Una serata ricca di emozioni per tutti quelli che hanno sempre seguito Edda, sin dai tempi dei Ritmo Tribale, ma anche per chi ha imparato a conoscerlo ed apprezzarlo negli ultimi anni.

Edda

27 aprile 2019

Monk, Roma

live report

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edda recensione concerto monk 2019

E Se un sabato sera si decidesse di trascorrerlo in compagnia di Edda?

Siamo stati al suo concerto e la sensazione è stata quella di incontrare un caro amico, che non vedevamo da molto tempo, per passare del tempo insieme.

Arriviamo al Monk un po’ in anticipo e troviamo Stefano intento ad autografare cover di cellulari e CD. Si presta a numerose foto con i fan, si concede al suo pubblico con simpatia.

Scambia con noi alcune battute, ci autografa Fru Fru e si mette in posa davanti ai nostri obiettivi scimmiottando le classiche espressioni da selfie.

Sono quasi le 22.30 e sia noi che lui ci prepariamo per l’inizio del concerto.

Ci posizioniamo in prima fila. Il Monk è affollato e accoglie Edda con un’ovazione.

Il concerto parte subito alla grande, con alcuni dei brani dell’ultimo disco: da Vela Bianca si passa a The Soldati e poi a Samsara. I pezzi suonano ancora meglio dal vivo, che su cd. Con Stefano sul palco, ad accompagnarlo con basso e tastiere, c’è anche il fido collaboratore Luca Bossi,  produttore degli ultimi tre dischi.

Si prosegue con il brano Edda, che commuove sempre con la frase “giovedì hai preso tutte le tue cose, giovedì è il giorno giusto per andare via da me”, in riferimento alla scomparsa della mamma di Stefano.

Quello che si apprezza sempre di questo artista è la sua sincerità. Non ha sovrastrutture. Suona in pantaloncini corti e felpa, sembra vestito ancora da ponteggiatore, anche se dai ponteggi su cui lavorava è sceso ormai da qualche anno. A Stefano sembra non importare del suo aspetto e ciò lo rende vero. Non ha bisogno di chissà cosa, per essere credibile. Gli basta la sua voce.

Edda è talmente sincero che prima di Vanità, racconta di quando, da ragazzo, fece un pompino “per sbaglio”. Così ci spiega il senso dei primi versi: “Amore mio, io ci ho provato e se il tuo sesso in bocca è scivolato”.

Altri tre brani e riprende a scherzare sulla sua sessualità introducendo Italia Gay, pezzo divertente e tutto da ballare.

L’atmosfera cambia con Spaziale, bellissimo brano contenuto in Graziosa Utopia. Edda sa emozionare con quel suo timbro particolare che sembra non aver sofferto il passare degli anni.

Ricominciamo a ballare con Zigulì e Benedicimi, gli ultimi due brani in scaletta, prima del bis.

Quando Stefano riappare sul palco, è solo con la sua chitarra. Dedica un Arrivederci a Roma al pubblico della capitale. “A Roma nessuno sa chi sono, Ah oh però beati loro” recita il testo. Ma Roma sa benissimo chi è Stefano Rampoldi, perché con i suoi testi è Stefano stesso che si fa conoscere, che si mette a nudo, con la sua sensibilità che arriva dritta al cuore.

Il pubblico, non solo quello romano, lo ha apprezzato in questi anni per la sua spontaneità e voglia di condividere le sue emozioni, la sua fragilità e la sua forza interiore, nonostante tutto.

La band rientra per chiudere il concerto con Picchiami, Ovidio e Orazio, Brunello e la travolgente E Se, il brano che aveva anticipato l’uscita di Fru Fru e che conclude una serata ricca di emozioni per tutti quelli che hanno sempre seguito Edda, dai tempi dei Ritmo Tribale, ma anche per chi ha imparato a conoscerlo ed apprezzarlo negli ultimi anni, in questa sua veste nuova, più pop, ma sempre molto efficace.

Stefano saluta il Monk e noi ce ne andiamo, consapevoli di aver assistito ad un concerto Spaziale, che non ha disatteso le nostre aspettative, speranzosi di rivederlo presto.

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Chiara Profili
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