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Drunk Butterfly: L’Ultima Risata

L'Ultima Risata è uno dei capolavori di Murnau, il regista di Nosferatu. Il film è del 1924 e questa ne è una ipotetica colonna sonora. I Drunken Butterfly maneggiano la materia post-rock in modo da farla funzionare anche senza le immagini

Drunken Butterfly

L’Ultima Risata

(Cd, Irma Records)

post-rock

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drunk-butterfly-recensione-l-ultima-risataCon già in tasca tre lavori, un po’ di premi e l’attenzione della critica, i Drunken Butterfly se ne fregano altamente delle operazioni commerciali che ci si potrebbero aspettare da una band a questo punto della carriera e vanno dritto per la loro strada.

Come? Sonorizzando L’Ultima Risata di Murnau, capolavoro del cinema muto (risale al 1924) del regista forse da noi più noto per il suo Nosferatu, più che per altre pellicole espressioniste.

Come se non bastasse, i Drunken Butterfly se sono fregati anche della normale “cinematicità”-ambientale a cui abitualmente ricorrono le musiche per colonne sonore, ma lasciano intatta la loro matrice stilistica, fatta di un post-rock tanto viscerale quanto (abbastanza) lontano dai soliti schemi.

L’Ultima Risata è un’operazione cominciata un anno fa a Macerata, come performance dal vivo per una sola notte, nell’ambito di un festival. Ne è seguito un lungo tour in giro per l’Italia e ora questo disco.

Una voce lontana, a volte lontanissima, vagamente ispirata a quella dei Sigur Ros, percorre l’album né più né meno che come uno strumento in più. Il basso martella, le chitarre avvolgono spirali o si perdono in arpeggi, un pianoforte fa la sua parte spesso e volentieri, la batteria è ora comprimario di lusso e ora protagonista. Insomma, L’Ultima Risata è un disco godibilissimo anche (e soprattutto non solo) per i non adepti al culto del post-rock, ma semplicemente a chi voglia un disco (italiano, vivadio!) di ottima musica rock strumentale, ben suonata, ben registrata e ben arrangiata, in grado di dipanarsi tra muscolose accelerazioni e momenti più rilassati, ad offrire al fortunato ascoltatore un variegato ventaglio di emozioni. E soprattutto che funziona a meraviglia anche senza le immagini, avulsa dal suo ruolo di colonna sonora.

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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