Drop Of Madness
The Ashes Of The Resurrection
(Cd, Autoproduzione)
power metal, heavy metal, epic metal, hardcore, thrash metal
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Decisamente un buon compedio di quello che è stato l’heavy metal Anni ’80 (tanto per fare alcuni nomi: Iron Maiden su tutti, i primi Metallica, e poi il metal tedesco alla Helloween e Grave Digger, tanto per capirci…) sono questi Drop Of Madness.
Per quanto non brillino sicuramente per originalità, i giovani metallers baresi Drop Of Madness (ebbene sì, vengono da Bari!) mostrano sicuramente una buona capacità di assimilazione degli schemi power ed heavy metal in questo loro primo LP, The Ashes Of The Resurrection, completamente autoprodotto; perciò, tanto di cappello perché al giorno d’oggi l’autoproduzione, a maggior ragione nel Sud, non è cosa facile da farsi. Questo spiega un mixage che non è dei migliori, ma perlomeno non va a falsare, con effetti e correzioni, l’essenza del gruppo, che ha una buona tecnica, non senza pecche, grande spontaneità e capacità di riproporre schemi già visti, ma con grande passione, e senza essere emuli di nessuno (ovvero, pur imitando quelli che sono stati i propri beniamini nel panorama metal, mettendo il proprio spirito in quello che fanno).
Fin da subito si capisce che l’ispirazione ai Maiden è massiccia, sia nei giri di chitarra, nella tecnica batteristica, nella velocità, nell’utilizzo molto pronunciato ed invadente del basso; il sound, nei cambi di tempo, nei riff e nell’effetto generale, è pienamente maideniano; unica nota fuori dal coro la voce, che è molto alla Grave Digger (Chris Boltendahl fa scuola in questo senso). Non mancano rifermenti al power metal italiano (quello che erano i Rhapsody, per intenderci…) nell’inserimento di tastiere tra il power e il prog (in The Ethernal’s Breath per esempio).
In altri pezzi, come ad esempio in War Wind una abbastanza buona fusione tra Helloween e vecchi Rhapsody si può cogliere benissimo; nota curiosa, a partire da qui e poi per tutto l’album, si nota una piccola intrusione in quello che è il genere metal, intrusione che si ripeterà anche in altri brani, ovvero l’uso di cori di sapore molto street punk (il che potrebbe turbare i puristi ma invece è forse l’unico tocco di originalità di The Ashes Of The Resurrection, dato che piazzare il punk oi nel bel mezzo del power metal crea un effetto di straniamento abbastanza massiccio).
Il copione continua pressoché con lo stesso schema in tutto l’album; però non ce la sentiamo di condannare questi giovani, che hanno sicuramente e comunque, grande spirito di corpo e di iniziativa, elementi molto importanti; e poi non dimentichiamoci che per trovare l’originalità faranno benissimo in tempo; e se manterranno costante la loro buona volontà, siano sicuri che troveranno la loro strada.
Accenni speed metal e thrash metal, che potranno richiamare alla mente i vecchi Antharax ed i primi Metallica, si ritrovano in Vision Of The Prophecy, in cui è anche innegabile un riferimento al metalcore alla Sick Of It All ed alla Agnostic Front; forse da qui deriva la grezzezza effettiva dell’LP.
Un’intro molto Rhapsody (tastieroni eterei), con un proseguimento ancora una volta iron maideniano ed un prepotente ingresso di cori oi, si ritrovano in Fly Over; stessa commistione in The Wings Of Time, pezzo in cui però si può a ragione pensare ad un plagio di Run To The Hills, dato che i giri di chitarra e basso sono identici. Infine, un mix tra street punk, power metal e thrash metal si può ritrovare nell’ultimo pezzo, Lord Of Destiny.
Augurandoci (e augurando loro) che trovino la loro spinta all’originalità…
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