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Drama Emperor: recensione di Eden’s Gardens

I Drama Emperor sono ben consci di cosa vogliono comunicare e come vogliono farlo, tra post-punk, darkwave, tinte ombreggiate dai contorni sfocati e chitarre romantiche.

Drama Emperor

Eden’s Gardens

(Alienated  Records Label)

post-punk, darkwave

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“Milioni di creature spirituali si muovono, non viste, sulla terra quando siamo svegli così come quando dormiamo”, così recitava John Milton nel suo paradiso perduto.

Quelle stesse creature che ho scorto ricercare dai Drama Emperor nel loro ultimo EP Eden’s Gardens, uscito per Alienated Records .

Un giardino non proprio paradisiaco quello raccontato da Michele Caserta e Cristiano Ballarin, dove le inquietudini prevalgono di gran lunga sulle certezze e le beatitudini, dove gli scuri sono molto più tetri ed accentuati dei chiari; perché probabilmente è un luogo di raccoglimento piuttosto che un luogo di arrivo, perché rappresenta forse un percorso che i due vogliono intraprendere partendo proprio dal fatto che “ogni promessa è perduta” come intona la title track.

Un cammino il loro iniziato ben 13 anni fa, quando pubblicarono il loro primo EP, dove l’anima prog-noise era preponderante per poi frammentarsi e divenire molto più complessa e sfaccettata nel loro primo album (Paternoster in Briebeb) e caleidoscopica in All Of These Days.

Ed è da quella multiforme promessa che sono oggi ripartiti. Da quel post-punk misto all’indie e all’elettro che potrebbe definirli in un genere piuttosto che nell’altro; per quanto mostrino una spiccata personalità nonché una nostalgica consapevolezza.

Sì perché per quanto si possa affermare che di alcuni generi ormai sia stato detto tutto, è proprio la nostalgia la parola chiave; quelle sonorità che si sono ascoltate così tante volte che sono ormai entrate a far parte del DNA, perché si sono fuse così bene con i neuroni, creando un imprinting così forte che non possono poi non emergere quando si compone.

In questa ottica non si possono quindi non nominare i Human League , così ben distinguibili in un brano come Awake, dove l’ottimo remix, a cura di Soft Riot ne esalta ancor più l’anima techno, o i Kraftwerk che si fanno strada in The Final Song, dove l’indietronica di Guido Moebius (qui remixer) aggiunge una vena schizoide davvero interessante.

Ma se ci si stacca per un attimo dalla definizione di generi e dal voler classificare per forza qualcosa, ci si rende conto che i Drama Emperor sono ben consci di cosa vogliono comunicare e come vogliono farlo e che il loro riflessivo mondo viene fuori proprio da quelle tinte ombreggiate dai contorni sfocati, dalle decadenti e romantiche chitarre della title track, dalle sperimentazioni fascinose di Pulse, in grado poi di virare verso la cold wave di un brano come Gosth in you.

Un assaggio dunque, questo Eden’s Gardens, che ci lascia un po’ con l’acquolina in bocca, in attesa di conoscere quali saranno le strade che questa coraggiosa e variegata band vorrà intraprendere nell’immediato futuro.

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Simona Pietrucci
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