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Dope Stars Inc.: 21st Century Slave

La band romana esaspera tutte le varianti del metal, dall’industrial al cyberpunk. E lo fa con intelligenza, rivelandosi dotata di una sensibilità dark autentica e profonda

Dope Stars Inc.

21st Century Slave

(Cd, Metropolis)

industrial metal

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Dope Stars Inc.- 21st Century SlaveUltimamente i vampiri e le creature dark sono tornati alla ribalta. I ragazzini li hanno presi come modelli, addolcendoli con pennellate di sentimentalismo smielato. In questo ammasso di fasulli esseri dark dal viso pulito, è difficile distinguere chi ha veramente un cuore di tenebra da chi, invece, segue solo una moda.

Possiamo dire con certezza che i Dope Stars Inc. appartengono alla prima categoria. Tre ragazzi romani il cui look s’ispira a quello dello sfortunato Brandon Lee ne “Il Corvo”, e la cui musica è una robusta unione di elementi metal, industrial e cyberpunk.

21st Century Slave è un disco mefistofelico, dallo spirito sulfureo e dal sound violento quanto basta.

Omegadrones è già un buon biglietto da visita. La voce, che ha lo stesso timbro e la stessa aurea oscura di quella di Marilyn Manson, si conficca dentro una sezione ritmica e una chitarra che hanno un incedere meccanico. L’intro satanico della title-track sembra la colonna sonora di un film di Dario Argento firmata dai Goblin, così come l’incipit di Outlaw Thrones, lugubre e ipnotico.

Con Megacorps veniamo catapultati in uno scenario futuristico e cyberpunk, dove l’arrangiamento techno e robotico si ibrida con il metallo duro. Lo stesso effetto viene raggiunto con Neuromantics, piena di effetti visionari e stranianti.

Il picco di maggiore intensità viene raggiunto con Digital Warriors, dotato di una batteria militaresca unita ad arrangiamenti spiritati e psichedelici.

Ci sono solo due brani in cui la scorza metallara sembra essere scalfita: When I See Your Smile è dolorosa, pur mantenendo  un sound duro e cupo, e It’s For You, il brano conclusivo, messo in una posizione defilata come per farlo passare inosservato.

Il pezzo è quello che si discosta maggiormente dallo spirito generale del disco: c’è sempre una patina nera, ma meno disperata rispetto agli altri brani; il ritmo è lento e straziante, gli strumenti sono delicati e impalpabili. Come a dire che anche i veri angeli caduti soffrono per amore ma, anziché ostentarlo, preferiscono che non si sappia troppo in giro.

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Sofia Marelli
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