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Dispel: la recensione di Lore

Tra synth wave e dark gotic, i Dispel con Lore raccontano la parabola della crescita interiore che matura attraverso la rinuncia alle tentazioni.

Dispel

Lore

(Textbeak)

darkwave, gothic rock, synth wave, industrial noise, krautrock

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Dispel recensione LoreFondati e prodotti da Scott Dispel, ex batterista della band hardcore punk statunitense Face Value, il trio darkwave Dispel fa il suo debutto discografico con Lore, anticipato dall’uscita dei singoli Modal Consequences e Temptation.

La band di Cleveland, composta da Scott Dispel, Ravansea e Sean Gallows, forte di massicce architetture gotiche, si ispira allo stile industrial di Trent Reznor (Abyssal Hammer), al folklore dei romanzi medievali, al mistero e alla sensualità dei canti gregoriani (Gift of Goddess, andante in Bb), alle malinconiche linee dei sintetizzatori depechemodiani (Hero’s Revelation) e alle sonorità primordiali dell’avanguardia teutonica.

Lore è un concept album composto da 9 brani elettronici e oscuri, nel quale ogni singola traccia rappresenta una fase del viaggio dell’eroe, The Hero’s Journey: dalla chiamata verso l’ignoto sovrannaturale fino al ritorno nel suo mondo ordinario. Idea che ripercorre la falsa riga di sceneggiature quali Star Wars, Moby Dick e Jane Eyre, come esempio di uso moderno della mitologia.

Al tempo stesso, Lore è un lavoro autoreferenziale, per come è stato concepito da Scott Dispel. Una metafora del processo di crescita interiore che matura attraverso la rinuncia alle tentazioni. La ricerca spirituale del guerriero, finalizzata al raggiungimento di un riscatto, passa inevitabilmente dal confronto coi propri demoni ed attraverso il dono del sacrificio.

La redenzione, intesa come sineddoche del progresso, consegnerà alla società un individuo trasformato. Ma non necessariamente migliore.

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Andrea Musumeci
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