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Dido: Safe Trip Home

Un pop intimo, personale, semplice, secondo lo stile di Dido. Senza fronzoli e banalità

Dido

Safe Trip Home

(Cd, Sony, 2008)

pop

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Ci sono dischi nati per essere sparati nelle orecchie a tutto volume. Altri nati per essere ballati. Altri per rallegrare una giornata negativa. E ci sono altri, invece, nati per accompagnare nella quotidianità, nei rassicuranti momenti di routine che scandiscono la vita. Il nuovo album di Dido, Safe Trip Home, appartiene sicuramente a quest’ultima categoria. Intimo, confidenziale semplice, sa di tazze di caffè e lenzuola appena lavate.

È questa la grande forza di Dido. Un pop di classe, raffinato, personale. In questo disco si sente un po’ la mancanza di un ritornello convincente, ma stranamente va bene lo stesso. Dido non ricerca a tutti costi il motivetto da classifica, non tenta di spiazzare con idee fuori dalla sua portata, le basta fare bene la sua musica. D’altronde, quando un disco è fatto con convinzione e talento, funziona sempre.

Le ballate melodiche di pop scarno sono per lo più giocate sul contrasto tra la semplicità della voce di Dido e gli arrangiamenti di archi e fiati. Fra le più riuscite, sicuramente Quiet Times, fresca e tenera, con una vena di malinconia nella voce. The Day Before The Day, un essenziale giro di chitarra su cui si impernia una voce vulnerabile e umorale, che sembra sempre sul punto di spezzarsi per il pianto, e ugualmente trepidante è anche Look No Further, dove la chitarra viene sostituita da un pianoforte straziante.

Intriganti anche i brani che prendono una piega electro pop, come Grafton Street e Northern Skies, ambigue e irreali, come sospese nel tempo.

Dido ce la immaginiamo così, seduta su uno sgabello su un palco privo di scenografia e un fascio di luce sparato sul viso. In ogni suo brano sembra mettersi a nudo e, ascoltando Safe Trip Home, anche noi ci sentiamo più fragili e vulnerabili.

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Sofia Marelli
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