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Dianogah: Qhnnnl

Sei anni sono passati dal post rock di Millions of Brazilians. Cosa aspettarsi da Qhnnnl, che segna il ritorno sulle scene dei Dianogah di Chicago?

Dianogah

Qhnnnl

(Cd, Southern/Goodfellas, 2008)

post-rock

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Dalle suite strumentali post rock del precedente Millions of Brazilians, allo spurio power trio di Qhnnnl. Negli ultimi anni di silenzio, i Dianogah di certo non si sono fatti mancare la voglia di sperimentare e di mettersi in gioco su un terreno differente rispetto al passato.

In primis per la comparsa qui e lì di un cantato anche discretamente incisivo, di certo in linea con le atmosfere post rock malinconiche e dilatate, ormai nel dna dei Dianogah (Oneone, A breaks B).

Poi per questo nervoso crescendo ritmico e (passatemi il termine) di “pompa” che accompagna questo nuovo lavoro. Si parte infatti in sordina, con un post rock, come si diceva, cantato e delicato più consono alle tradizioni della band, per poi esplodere con la titletrack con cieca furia noise, basso isterico e batteria disordinata e potente. Un discreto colpo allo stomaco. Caso più unico che raro.

Il resto dell’album è tutto un saltellare di base ritmica, mai banale, di chitarrine acide, di poca purezza, ma di concretezza estrema (I Like Juice in a Shark Suit), di ricercata essenzialità che esplode e si consuma velocemente (il punk di You Might Go Off).

Nel complesso, decisamente un bel quadro sonoro, sporco della giusta dose di rabbia e malinconia.

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Emmanuele Margiotta
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