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Diaframma: Difficile Da Trovare

Tornano più agguerriti che mai i Diaframma di Federico Fiumani, proponendo il consueto rock d'autore venato di wave. Ma con qualche novità rilevante.

Diaframma

Difficile Da Trovare

(Cd, Self)

rock, new wave

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diaframma09Non è un mistero che Fiumani ci piaccia. Molto.

Stavolta, però, ci piace ancora di più. Ci piace ancora di più perché riesce a sorprenderci. E perché riesce a sorprenderci mantenendo inalterato il suo inconfondibile marchio di fabbrica.

La sensazione che domina questo Difficile Da Trovare è che Federico abbia trovato un perfetto equilibrio fra l’indole prettamente cantautorale che aveva preso il sopravvento nelle sue ultime produzioni e il proprio retroterra post-punk .

Intendiamoci, i nostalgici del primo corso dei Diaframma – con tutta probabilità – storceranno ancora una volta il naso davanti a questo album, ma chi si accosterà a queste 10 tracce (più intro e outro) con la mente scevra da inutili pregiudizi non potrà che apprezzarne le evidenti qualità.

Colpisce, rispetto agli scorsi anni, il virare dalla forma canzone più tradizionale (strofa-strofa-ritornello) a  strutture più sfumate, con ampie divagazioni strumentali. Non è un caso se in alcuni brani si sfiorino o si oltrepassino i sei minuti di durata, cosa mai vista in precedenza.

Ci si trova piacevolmente spiazzati nell’ascoltare le sequenze dissonanti che squarciano una classica ballata come Il Sogno Di Te, o le scure chitarre à la Joy Division che entrano prepotentemente in Dura Madre.

Non mancano i brani più convenzionali, come la radiofonica Coda Di Paglia o la deliziosa Mi Piace Perdere; ma mai come in questo disco non sono le intuizioni melodiche più riuscite a risaltare, quanto i momenti più sgarbati ed ostici.
Un’ultima considerazione riguardo ai testi: ritorna come sempre il tema della donna, universo centrale della poetica fiumaniana: facile identificarsi in Io Sto Con Te (Ma Amo Un’Altra), consolazione di tutti i sensi di colpa che qualunque maschietto, una volta nella vita, si è trovato a fronteggiare. E anche stavolta Federico omaggia e racconta i personaggi che lo colpiscono: quando apertamente come nella succitata Il Sogno Di Te («lo ha detto anche Prandelli che i risultati si ottengono col gioco»), quando in modo più velato (il Manuel  «che diventa violento se non capisce qualcosa» de La Vita Grigia sembra proprio Agnelli).

Sì, è vero: questa è una recensione da fan. Ma, si sa, il fan è sempre estremamente critico e – soprattutto – esigente verso l’oggetto della propria ammirazione. Stavolta non c’è nulla da recriminare. E una canzone come Dolce Insonnia giustificherebbe da sola tanta soddisfazione.

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Vittorio Arena
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