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Depeche Mode + M83: Roma, Stadio Olimpico, 16 giugno 2009 (live report)

Un trionfo, anche se non tutto è filato liscio. I Depeche Mode si confermano band capace di unire sotto lo stesso palco e con la stessa passione almeno tre generazioni di fans, ma soprattutto riescono a far pulsare di passione vera, di carne e sangue i gelidi chip dei sintetizzatori

Depeche Mode + M83

Roma, Stadio Olimpico, 16 giugno 2009

live report

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Depeche Mode, Stadio Olimpico. Roma, 16 giugno 2009. Foto di Mistress F, tratta da Flickr

Depeche Mode, Stadio Olimpico. Roma, 16 giugno 2009. Foto di Mistress F, tratta da FlickrDave Gahan, l’uomo che ha sconfitto la morte. Tre volte. Il cantante dei Depeche Mode è sopravvissuto a un’overdose, a un tentativo di suicidio e ora a un tumore alla vescica, che ha costretto la band inglese a uno stop forzato del Tour of the Universe, appena partito.

Tanta attesa e tanta preoccupazione, dunque, per i fans italiani. Ma alla fine tutto è andato per il meglio. O quasi.

I cinquantamila che alla fine si conteranno all’Olimpico arrivano alla spicciolata e lo stadio è ancora semivuoto per il concerto di M83, per l’occasione con batterista e tastierista, mentre lui, Antony – M83 – Gonzales, si riserva chitarra e campionatori. Il gruppo francese si conquista una regolare distribuzione italiana solo da pochi giorni, nonostante l’album sia uscito da più di un anno e abbia causato parecchio interesse sul web. Ad ogni modo, tra il disinteresse generale, i “nostri” sciorinano la loro miscela di shoegaze meno chitarristico e più technologico che li contraddistingue. Più adatti a un club che a un grande spazio, non lasciano una grande impressione le loro canzoni davvero troppo semplici.

Con trenta minuti di anticipo rispetto a quanto scritto sul biglietto, è un vero e proprio boato quello che accoglie i Depeche Mode, che iniziano i giochi con In Chains, subito seguita da Wrong, con la gente che ancora entra nello stadio bestemmiando.

Dave sembra in forma, ma fatica un po’ a carburare. Scoppierà come il tappo di una bottiglia di champagne solo a partire da A Question of Time, sesta in scaletta, in cui si produrrà nelle sue solite giravolte con l’asta del microfono. Prima troverà il modo di stonare (leggermente) in Wrong e per un’entrata in leggero ritardo su It’s No Good; lascerà anche cantare molto Martin e molto il pubblico, deludendo anche i tanti assiepatati attorno alla passerella posta per entrare nel pubblico: la percorrerà solo alla fine, brevemente su Personal Jesus e insieme a Martin per la conclusiva Waiting for the Night.

Dopo la sorpresa (per chi non conosceva la scaletta) del ripescaggio della cupa ed affascinante Flying on the Windscreen, Dave si ritira (per riposare?) lasciando il posto a Martin che da solo canta le versioni minimali di Little Soul e Home, entrambe rare o escluse dalle precedenti date dello stesso tour.

Alle note negative aggiungiamo un non perfetto calibramento del suono, decisamente troppo generoso verso i bassi e poco attento a valorizzare le tastiere, mentre chitarra e voci erano in perfetto equilibrio.

Levati i sassolini dalle scarpe, tutto il il resto è stato un trionfo. Lo spettacolo multimediale, seppure inferiore a quello del precedente tour, s’è dimostrato comunque suggestivo ed efficace; molte canzoni sono state rimaneggiate con arrangiamenti nuovi, tra cui In Your Room (che comunque continuo a preferire nella versione in studio, più cupa ed ammaliante); Peace continua a non piacermi, ma nella versione live conquista il pubblico in interminabili cori, Come Back mette davvero i brividi (di piacere) e Never Let Me Down è proposta col suo pathos drammatico moltiplicato per due. La tripletta Stripped, Master And Servant e Strangelove, insieme alle precedenti I Feel You e In Your Room, ai più attenti rivelano che i Depeche Mode all’apparente sensualità delle loro canzoni preferiscono una esplicita e perversa sessualità.

Insomma, un trionfo.

I Depeche Mode si confermano band capace di unire sotto lo stesso palco e con la stessa passione almeno tre generazioni di fans, ma soprattutto riescono a far pulsare di passione vera, di carne e sangue i gelidi chip dei sintetizzatori. Che il Dio della musica ce li lasci ancora a lungo tra noi, senza magari altre scommesse contro la Nera Signora.

La scaletta del concerto dei Depeche Mode allo Stadio Olimpico di Roma, 16 luglio 2009

In Chains

Wrong

Hole To Feed

Walking In My Shoes

It’s No Good

A Question Of Time

Precious

Fly On The Windscreen

Little Soul

Home

Come Back

Peace

In Your Room

I Feel You

In Sympathy

Enjoy The Silence

Never Let Me Down Again

Encore #1

Stripped

Master And Servant

Strangelove

Encore #2

Personal Jesus

Waiting For The Night (Bare Version)

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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