Dear Bongo
Unfulfilled
alternative, punk-funk
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Sui Dear Bongo ci sarebbe tanto da scrivere, perché entrare nel loro mondo così particolare e pieno di riferimenti storici, implica conoscenze esagerate della materia musicale.
Trovandoci, invece, in sede di recensione, non si possono chiaramente elaborare lezioni teoriche e quali siano i riferimenti di questa band italiana che dimostra di avere una chiara dimestichezza con tutto ciò che è alternative.
Di punk, come scrisse qualcuno, questi ragazzi non hanno assolutamente niente. Probabilmente, ma questa è una nostra supposizione, i loro riferimenti sono quelli che ci riportano a gente come i Jesus Lizard (soprattutto nel modo di approcciare del cantato) e a tutta quella che fu la scena noise americana degli anni novanta, con divagazioni che lambiscono mostri sacri quali, ad esempio, Frank Zappa.
Detta in questo modo, la descrizione della loro musica fa strabuzzare gli occhi e, probabilmente, le orecchie, ma tant’è.
Non c’è, questa cosa va fatta come premessa, agilità melodica nelle loro canzoni che risultano, di contro, un pugno nello stomaco assestato all’ascoltatore che deve capire immediatamente dalle prime note di ogni singolo brano come di facile non vi sia nulla nella loro proposta.
Le canzoni, molto minimali nella struttura di base, sono taglienti, vedi Dead Flesh e Anna, tanto per prenderne due a caso. In molti casi la band si lascia andare anche attraverso divagazioni strumentali che non hanno nulla da spartire con chi pensa di poter trovare qualcosa che si avvicini al prog. Si tratta sempre di letture tipicamente alternative, similari ai primi Helmet, che necessitano di numerosi ascolti per poter entrare nella testa e nel cuore di chi ha la voglia e la pazienza di comprendere una band che non è banale in alcun modo.
È interessante, invece, rendersi conto della bellezza implicita di pezzi come Suck On Me o la titletrack che si rivelano delle gemme alternative di tutto rispetto. Per il resto, per capire cosa vogliano trasmettere i Dear Bongo, è necessario prendersi un’ora del proprio tempo libero e ascoltarli con profonda attenzione.
Non è musica da poter mettere su mentre si è fermi nel traffico metropolitano, sebbene caos e mescolanze varie si sposino bene con certe atmosfere quotidiane che viviamo ogni singolo giorno. Bisogna, di contro, stare concentrati e analizzare ogni minima sfaccettatura di un prodotto che ha la capacità di non essere scontato e mai banale.
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