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Dead Skeletons: recensione concerto Circolo degli Artisti, Roma, 30 maggio 2013

L'arte sciamanica del gruppo islandese investe la capitale: tra scheletri, incensi e dipinti i Dead Skeletons conquistano il pubblico romano

Dead Skeletons

Roma, Circolo degli Artisti, 30 maggio 2013

live report

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Settimana di grandi eventi a Roma e dintorni: dopo il mercoledì shoegaze dei My Bloody Valentine a Ciampino (special preview del Rock in Roma di questa estate), la capitale si tinge della psichedelica esoterica dei Dead Skeletons, la misteriosa band di cui avevamo già parlato due anni fa.

Il gruppo islandese è alla prima presenza in assoluto nella città eterna, e alla quarta in Italia (dopo essere stati lo scorso anno a Ferrara). L’evento al Circolo degli Artisti è aperto dai Sonic Jesus, band di Latina che ha avuto dei contatti con i Dead Skeletons: Jon Saemunder Audarson, aka Nonni Dead infatti è l’autore dell’artwork del loro primo EP.

Il sound dei Sonic Jesus assorbe gran parte della musica neo psichedelica, dilatando i pezzi fino a creare quell’effetto trance caratteristico degli Spacemen 3, ma anche dello stesso gruppo islandese: il risultato è comunque ampiamente diverso. I Dead Skeletons intendono la musica come un cerimoniale, con una vena mistica e sacra, non molto diversa da un rituale tibetano.

Il concerto dei Sonic Jesus inizia alla 22:15 o giù di lì. Esordiscono con Somebody To Love, cover dei celebri Jefferson Airplane, rendendola meno ritmata ma in compenso più dilatata ed oscura. Avvolti da una luce blu che lascia intravedere quasi solo le sagome, il gruppo esegue i brani dell’EP per una mezz’oretta abbondante, dimostrando di avere stoffa da vendere. Il pubblico apprezza particolarmente l’esibizione dei Sonic, specie dopo il delirante noise del pezzo finale: si ha l’impressione che il gruppo renda infatti di più dal vivo.

Al cambio degli strumenti notiamo un particolare: è raro vedere una band come i Dead Skeletons aiutare a sistemare la propria attrezzatura insieme ai roadie. Ancora più strano è vedere Nonni vendere personalmente il merchandising al banchetto.

E’ tutto pronto in sala (pubblico, strumenti, uno schermo posizionato davanti al centro, ed una tela sotto di questo). Alle 23:05 il gruppo entra in scena sulle note di una musica da rituale. Il leader, da buon sciamano, accende un paio di torce d’incenso e le posiziona ai lati dello schermo: la notte mistica può avere inizio. La band inizia suonando il mantra Om Mane Peme Hung; nel frattempo Nonni dà sfoggio delle sue qualità di artista a tutto tondo eseguendo un live painting sulla tela precedentemente posizionata. Terminato il dipinto si unisce alla band per la continuazione del brano.

Lo spettacolo (o cerimoniale) dei Dead Skeletons durerà 1 ora e 15: Psychodead, When The Sun, Get On The Train, Kingdom Of God, Odaudleg Ord (presente nell’edizione limitata dell’album), Kundalini Eyes, e Dead Is God (che farà parte del nuovo album) sono alcuni dei pezzi in scaletta. Il penultimo brano provoca addirittura il pogo tra i ragazzi, per la gioia di qualche metallaro che tra headbanging e gesto delle corna pensava di essere ad un concerto heavy metal.

Il gran finale è il cavallo di battaglia Dead Mantra. Nonni indossa un copricapo orientale mentre esegue il brano che sintetizza la filosofia della band: chi teme la morte non può godere la vita. Il concerto finisce alle 12:20 e dopo i ringraziamenti il leader distribuisce al pubblico le torce d’incenso, sparendo dietro la porta con il suo dipinto.

Il concerto al di là del lato musicale è stato magnifico da un punto di vista prettamente artistico-visivo: la figura da sciamano del duemila di Jon Saemunder Audarson (debitore certamente di Jim Morrison), la sua abilità da pittore (il live painting), e le proiezioni sullo schermo (scheletri e rituali esoterici) sono alcuni degli elementi che elevano la musica dei Dead Skeletons ad arte totale.

Guarda la foto gallery di Jon Emmins 

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