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Dawazz: recensione di Scusa I Mancati Giorni

Tornano i Dawzz con Scusa I mancati Giorni, un album che strizza l'occhio alle sonorità alternative d'oltreoceano, ma dove i "nostri" mettono molta farina del loro sacco, senza alcun compromesso.

Dawzz

Scusa I Mancati Giorni

alternative

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Tre anni fa ci era capitato di imbatterci nell’EP dei Dawzz, acronimo di Digital Animal Workstation Buzz, trio sardo, abilissimo nel suonare un post hardcore grunge (e chi più ne ha e più ne metta) con micidiali derivazioni che ci riportavano con la mente ai seminali Jesus Lizard e, soprattutto, agli Shellac di Steve Albini.

Ora, dopo tanta fatica, si è materializzato il primo lavoro sulla lunga durata che conferma quanto di buono si sapeva su di loro.

I tre, anche in questa occasione, non concedono spazio a melodie di facile interpretazione. Anzi, se proprio vogliamo essere precisi, la durezza e la spigolosità della loro proposta è accresciuta ancora di più all’interno di questo Scusa I Mancati Giorni.

Dall’iniziale A Proposito di William, passando per l’angusta Cuspide e finendo a Baros ci si rende conto come qui dentro non si facciano prigionieri.

La band piazza delle vere e proprie batoste sui denti dell’ascoltatore e la sensazione che si ha è che se usassero l’idioma inglese, la loro proposta sarebbe perfetta per case discografiche come l’Ipecac di Mike Patton o la storica Touch And Go.

L’aver usato la lingua italiana è, di contro, un atto di coraggio notevole ed estremo che si somma a quanto suonato e che non potrà mai trovare spazio all’interno di logiche e regole commerciali.

Qui, fortunatamente, troviamo tre ragazzi a cui piace suonare quello che amano di più e che se ne infischiano di leggi non scritte che strizzino l’occhio alla massa. Questo significa avere la schiena dritta, proponendo quello che si sente, alla faccia di tutto il resto.

BandCamp

 

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Francesco Brunale
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