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David Galas: recensione di A Dark Place To Hide

A Dark Place To Hide è il nuovo album di David Galas. L'artista americano rompe il silenzio con un'opera maestosa.

David Galas

A Dark Place To Hide

(These Hands Melt)

goth rock, darkwave, dark ambient, experimental

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David Galas, musicista, compositore e polistrumentista americano, già noto al grande pubblico per la sua militanza nei Lycia (gruppo seminale della scena darkwave/dark ambient internazionale), torna sul mercato con A Dark Place To Hide, mirabile nuovo album appena uscito su CD per la neonata etichetta italiana These Hands Melt.

Nato in Arizona e residente nel Michigan, David Galas inizia la sua carriera alla fine degli anni ’80 dividendosi tra esternazioni post-punk e musica sperimentale, dal 1993 al 1999  milita nei Lycia con i quali torna a lavorare nel 2013, nel frattempo si dedica alla carriera solista e alla sperimentazione a tutto tondo che include anche una parentesi industrial/experimental condivisa con Mike VanPortfleet dei Lycia, parlo dell’interessante progetto Bleak e di Vane, unica relativa produzione.

Peccato che si sia sempre parlato poco o almeno troppo poco di questo artista raffinato e intenso, spesso relegato al ruolo di gregario (anche se di altissimo livello) malgrado le sue incredibili capacità espressive, per chi avesse già  avuto modo di incontrare il suo talento, A Dark Place To Hide sarà motivo di approfondimento e gioia, per tutti gli altri una scoperta davvero imprescindibile.

Difficile spiegare a parole quanto sia affascinante e profondo questo full-lenght che arriva come un miracolo dopo diciassette anni di silenzio, facile invece lasciarsi trascinare all’interno di un viaggio sonoro pieno di deviazioni, contaminazioni, svisate poetiche e condensati di nostalgia stipati nei cassetti più reconditi dell’anima.

Un continuo andirivieni di emozioni fortissime tradotte in un linguaggio oscuro e penetrante che spazia dal gothic rock al goth folk fino a lambire i territori più lugubri ed esistenziali, impossibile resistere alla voce di Galas, tormentata, fumosa, evocativa, mescolata ai magnifici cori in sovrapposizioni perfette e stratificate, alle chitarre languide e violente, al basso cupo e corposo, alle melodie sinfoniche e infine a quei quattro intermezzi strumentali (tanto cari ai Type o Negative) che dividono in sezioni un’opera imponente di qualità eccelsa.

Non è affatto semplice tenere orecchie umane incollate all’ascolto per diciassette brani (diciotto nel CD) eppure Galas riesce nell’intento con estrema naturalezza e così ci si arrende ai ritmi rotondamente gotici di A Dying Age e The Disappearing Act che diventano più inquieti e violenti nella swansiana Chaos (ah, le voci mefistofeliche), più corposi nella grandeur di Euthanized enfatizzata da un groviglio di chitarroni distorti, più macilenti nell’inquietudine dimessa di Splintered, più tetri e oppressivi nella lyciana Collapse, esangue e nera come la pece fino all’apertura catacombale che sembra giungere dalle viscere della terra.

Profuma di Death in June (ma anche di King Dude) il trittico acustico di goth folk fascinoso e quasi austero di Stained In Blood, Waiting For The End Of The World e Worthless, poi la densa malinconia di Gift Of Pain e Conclusion, la struggente ipocondria di October’s Rain e lo scintillio sovrannaturale di Waiting For The End Of The World (epilogue) ballad eterea e ombrosa che sfocia in un finale sinfonico di straordinaria bellezza, come dico solo in rarissime occasioni, per me musica classica.

Il prezioso luogo oscuro dove potersi nascondere, quel luogo misterioso dove perdersi e ritrovarsi ce lo regala un David Galas immenso, il padre e la madre di questo capolavoro che non può e non deve passare inosservato.

https://davidgalas.bandcamp.com/

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