Dark Lunacy
The Day Of Victory
(Fuel records)
symphonic death metal
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Ce la faranno I Dark Lunacy a doppiare o magari a superare il successo di The Diarist con il nuovo album The Day Of Victory? Non sta a me decretarlo, ma ai loro fedelissimi fan. Quello che è certo è che i Dark Lunacy sono tornati, dopo quattro anni dall’ultimo lavoro in studio, con la grande madre Russia nel cuore e il loro animo barocco.
Gruppo formatosi a Parma, i Dark Lunacy sono nati alla fine degli anni ‘90 ed esplosi pochi anni dopo, decretando il loro successo con la partecipazione a festival come il Gods Of Metal e l’Evolution Fest. Contano su una fanbase affezionata non solo in Italia, ma anche in Russia e in Messico – dove nel 2012 hanno registrato un greatest hits live, davvero di pregio.
Anche se il precedente album ha avuto un ottimo riscontro, faccio riferimento a The Diarist perché le tematiche di The Day Of Victory si riallacciano idealmente a quel lavoro, focalizzandosi sulla lotta russa contro l’invasore tedesco che culminò con la vittoria del 9 maggio (giorno d’uscita dell’album).
I Dark Lunacy definiscono la propria musica dramatic death metal non ha caso: dalla sezione d’archi, nota distintiva del loro sound, ai cori originali dell’armata russa, la band è costantemente supportata da elementi esterni atti a creare un grande affresco.
L’album è l’equivalente di film di guerra corale: tenta di raccontare la storia di tanti con poche sequenze ricche di dettagli e pregne di sentimenti.
Canzoni come The Mystic Rail non solo riassumono alla perfezione i sentimenti di potenza e fragilità che permeano tutto l’album, ma mostrano la complessità strumentale e compositiva, nonché la sensibilità sfaccettata del gruppo.
Un’ottima prova, non c’è che dire.
Mi sento però di aggiungere un’annotazione che suonerà come una bestemmia ai fedelissimi del genere: la cifra stilistica della voce è strettamente legata ad un preciso periodo storico musicale. Pur essendo tratto distintivo del genere, alcuni potrebbero vederlo come un’inutile rigidità di un’opera viva e vitale.
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