Dalila Kayros
Animami
(Subsound Records)
trip-hop, elettronica, dark ambient
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A distanza di quattro anni dal precedente Transmutations [I], la visual artist e musicista sarda Dalila Kayros – in collaborazione con il compositore elettronico Danilo Casti – manda alle stampe il suo terzo album intitolato Animami, edito per l’etichetta Subsound Records.
Realizzato tra il 2019 e il 2021, durante le condizioni di isolamento dovute alla pandemia, questo nuovo capitolo autorale – composto da undici tracce – si materializza attraverso altrettanti step di un processo di trasformazione interiore che, combinando l’esperienza di ricerca multimediale del suono di Danilo Casti e le esplorazioni cerebrali, visionarie e timbriche da parte di Dalila Kayros, si addentra nelle oscure profondità della psiche, nei meandri angusti dell’Io, confluendo e dilatandosi all’interno di un unicum sperimentale e autoreferenziale, che spazia tra avanguardismo e intimismo, comprensione e rivelazione, digitale e umano, virtuale e reale.
La densità fluida delle tessiture armoniche si interseca a sovrastrutture ritmiche dai toni cupi e glaciali, rievocando quella solenne e drammaturgica teatralità musicale che trae ispirazione dal calligrafismo onirico di maestri del genere quali Björk e Dead Can Dance. L’impianto testuale, invece, scaturisce da una serie di flussi di coscienza trance-messianica e si regge sulla versatilità performativa di Dalila Kayros, in tutta la sua sensualità vocale fatta di graffi lancinanti, sussurri celestiali e ansimi melodiosi e impetuosi, ramificandosi e plasmandosi di volta in volta a seconda della sua proiezione emotiva, come un drago a più teste il cui respiro sfrigola e ribolle dalle viscere di una cavità vulcanica.
Stratificandosi grazie all’utilizzo di formule elettro-glitch, Animami si affaccia in superficie rivestito di virtuose sinfonie abrasive e stridenti, da cui emergono atmosfere liturgiche costellate di pulsazioni passionali, minacciose, enigmatiche, caotiche, ansiogene, suadenti e intangibili, che arrivano a sublimarsi nelle suggestive coreografie di lande abbandonate e nei mutevoli abissi del vissuto quotidiano, raccogliendo qualcosa della nostra essenza e di ciò che ci circonda.
Nell’assunto per cui ogni processo di trasformazione vive del vicendevole, indissolubile e speculare dualismo tra inizio e fine, ogni elemento della release muta nelle forme e nelle dinamiche – quando mediante la lentezza e il minimalismo di austere destrutturazioni sintetiche quando con furenti momenti di espansione sentimentale ed extracorporea – riuscendo, da un lato, a far convivere una mescolanza di sonorità estreme e al contempo delicate, e dall’altro facendosi catalizzatore e guida spirituale di un nuovo stadio di evoluzione personale.
Animami è, pertanto, la tappa di un viaggio immaginario in una realtà apocalittica, tra le ombre delle caverne platoniche della contemporaneità, che dà voce ai sentimenti e gli umori più tormentati di Dalila Kayros, inseguendo quella che si potrebbe definire come un’urgenza metaforica dei tempi correnti. Una specie di bozzolo protettivo che reprime e soffoca quel grido di angoscia rivolto al presente prossimo venturo, alla stregua di un invito latente ad andare oltre il timore costante di violare certi tabù, oltre i demoni della notte e i fantasmi del giorno, verso quell’orizzonte incerto che più sembra avvicinarsi e più si ha la sensazione che si allontani, come un improvviso e lontanissimo abbaglio di luce magica.
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